Black Keys: El Camino – 6 dicembre 2011

6 dicembre 2011.
I Black Keys pubblicano El Camino, il loro settimo album, che arriva a un anno e mezzo dal grande successo di Brother.

Il duo garage-blues rock provenienti da Akron in Ohio, la patria dei Devo, è formato da Daniel Auerbach, voce e chitarra, e Patrick Carney alla batteria.

Dopo il successo dei White Stripes di Jack White, dei quali evito di ricordare quel tremendo tormentone dell’estate 2006, aveva preso piede la moda delle duo band, sebbene, tra i due frontman, io ho sempre preferito il timbro soul di Dan Auerbach.

El Camino è la svolta hard rock, nonché l’album del definitivo ingresso dalla porta principale nella società che conta: un suono più ruffiano e fighettino rispetto a quell’atmosfera rustica da scarpe sporche di terra a cui ci avevano abituato sin dai tempi di The Big Come Up del 2002.

L’album d’esordio era un tipico esempio di prodotto casalingo, registrato in uno scantinato, dove l’effetto garage era già un effetto immediato e naturale, come il soul blues elettrico di stampo vintage che ne scaturisce. Il risultato fu un sound sporco, grezzo, sudato e carico di energia, sulle orme dei loro idoli, Muddy Waters e Rolling Stones. Per carità, i due giovani musicisti statunitensi non si stavano inventando nulla di nuovo, ma in quello che facevano c’era sicuramente carattere, personalità e semplicità, il chè non è poco.

Dunque, la scuola è quella dei bluesmen e dei mostri sacri del rock del trentennio che va dai Cinquanta ai Settanta, senza ovviamente tralasciare il nuovo, ossia l’elettronica, che pian piano tornerà sempre più utile al duo statunitense.

Mettiamo il cd nel lettore ed il primo singolo che salta fuori dalle casse è Lonely Boy: un pezzo che fa centro al primo ascolto, con la sua melodia orecchiabile dal retrogusto surf-garage, e che divenne immediatamente una hit di successo pop. Un esempio virale di jump boogie rock. Ragazzi, ma in che anno siamo? Non importa, ora si salta, la festa è appena cominciata.

Come si fa a non ballare con questo pezzo? Avete anche voi un amore che vi fa aspettare? Siete anche voi dei ragazzi solitari? Sbattevene le palle, lasciatevi andare, iniziate a dimenare chiappe, braccia e gambe al ritmo coinvolgente di Lonely Boy, e chissenefrega se siamo scoordinati e goffi come il tizio del video, tanto meglio, vuol dire che il pezzo funziona.

Quelli di El Camino non sono più i tempi del blues ruvido, scorticato e possente di Thickfreakness, ma allora i due dell’Ohio registravano nella cantina di Pat Carney ed erano ancora confinati nel ghetto dell’underground, dal quale solo l’intuito del compianto John Peel stava per tirarli fuori.

L’intesa tra Auerbach e Carney è rodata fin dai tempi di Attack And Release, che era già una prova generale di El Camino, il quale continua il suo cammino attraverso il ritmo incalzante R&B glam rock anni ’70 di Dead and Gone e Gold on the Ceiling, per concedersi un pit stop vintage con la ballata hard rock Little Black Submarine, che nell’arpeggio ricorda vagamente Stairway to Heaven dei Led Zeppelin.

Money Maker è come viaggiare indietro nel tempo: prendi i Cream e mettigli Ian Astbury al microfono. Run Right Back è un altro bel pezzo ballereccio a tinte malinconiche che a tratti ricorda My Sharona suonata dai Queens of the Stone Age, con un riff davvero potete e accattivante. Sister è un brano funkeggiante, sulla falsa riga dei Roxy Music di Bryan Ferry, mescolato al sound disco di fine anni ’70, un pò quello che fecero i Kiss con Dynasty.

Non chiedetemi per quale assurda ragione, ma anche Hell of a Season, a tratti, mi fa venire in mente nuovamente My Sharona. Con Stop Stop siamo in piena atmosfera funky soul, mani che battono e scandiscono il tempo, con il falsetto di Auerbach che mi ricorda Daddy Cool. Nova Baby sembra riportarci agli anni ’80, con un ritmo a metà tra la new wave pop degli Psichedelic Furs e Beat It di Michael Jackson.

L’album conclude il suo viaggio nel tempo, tra rock e sintetizzatori, con Mind Eraser, che difficilmente cancellerà dalla mia mente questo ritmo così soul e funkeggiante.

El Camino è la ciliegina sulla torta dopo il successo di Brother per il duo Auerbach-Carney: le preferenze musicali di Dan Auerbach, intrecciate a quelle dell’amico Patrick Carney, formarono un perfetto connubio di rock blues garage elettronico, orecchiabile e molto divertente.

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