Blood Incantation
Absolute Elsewhere
Century Media Records
4 ottobre 2024
genere: death metal, progressive death, progressive rock, psychedelic rock, dark ambient, symphonic black
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Recensione a cura di Marco Calvarese
Questo non è un disco: è un momento di vita vissuta in cui, con la stessa forza evocativa della musica classica, ma facendo leva su tutt’altri spartiti sonori, bisogna disporsi ad un trip emotivo, magari chiudendo gli occhi e lasciando che la musica faccia il suo corso.
Absolute Elsewhere è un concept che, sin dalla copertina (piramidi rosse collocate al centro di un paesaggio alieno), ha il coraggio di spalancare un portale verso altre dimensioni, come si può dedurre anche solo leggendo i titoli della tracklist. Composta da due suite, The Stargate e The Message, ciascuna delle quali divisa in tre atti (Tablet I, II, III), l’opera musicale si immerge in un mondo onirico, lasciandosi trasportare dal flusso turbolento delle note, a volte placido e trasognato, e a tratti violento come le rapide di un fiume.
Occorre una mente molto aperta e forse anche la giusta disposizione d’animo per riuscire a indovinare il momento giusto per l’ascolto, così da orientare il proprio spin interiore in asse con questo viaggio spaziale. Per questo motivo, Absolute Elsewhere, quarto album dei Blood Incantation, rappresenta una vera e propria esperienza emotiva. Tanto basta per definirlo un capolavoro, l’ennesimo, di un’annata estremamente prolifica.
Non è facile trasporre in parole l’intrico di tante soluzioni sonore e la maestria con cui queste vengono arrangiate, mixate e offerte all’ascoltatore: non sparate sul recensore, aprite il cuore e allacciate le cinture. Si parte con il primo atto di The Stargate ed è già un trionfo di sapori, dal death alle atmosfere progressive fino a reminiscenze dei Pink Floyd, passando per sonorità symphonic black. Il tutto orchestrato con assoli di tastiera, riff creepy e tutto quanto possiate desiderare di ascoltare nelle vostre cuffie. Forse un paio di link un po’ superficiali tra uno scenario e l’altro, ma non c’è un solo frammento che non catturi l’anima: la traccia più riuscita dell’intera release.
Con il secondo atto ci si infila in un electro-ambient allucinato e solo negli ultimi due minuti c’è spazio per la strumentazione: il progressive fa un po’ da base di supporto per tutto ma in punta di piedi, senza mai dare la sensazione, neppure a me che non ne sono un fan, di indugiare in tecnicismi, quanto piuttosto di porsi al servizio di scenari emotivi cangianti.
Il terzo frammento di The Stargate è il più propriamente death metal, aperto da un fraseggio che sembra nato dalla mente di Chuck, ricco di blast beat e impreziosito da breakdown, show chitarristici e perfino da percussioni: sembra quasi che i Blood Incantation, forti di tecnica e ispirazione invidiabili, abbiano voluto far ricorso a un ampio spettro sonoro che va dalla psichedelia al brutal death, condendo il tutto con dosi generose di synth, al fine di arricchire la proposta musicale di atmosfera e percezioni sensoriali.
L’effetto è notevole poiché trasmette la stessa sensazione di uno dei racconti del Necronomicon: ovvero quello di viaggiare lungo dimensioni non geometriche e orologi alieni, attraverso eoni spaziali incommensurabili.
Individuo alcuni elementi di raccordo che legano i due capitoli di Absolute Elsewhere e rendono inconfondibile l’offerta musicale dei Blood Incantation: il massivo, lovecraftiano e vagamente orientaleggiante uso di effettistica, un growl leggermente eco, quasi minimalista, discreto, e lo straordinario lavoro alla batteria di Isaac Faulk (miglior batterista del 2024 a mani basse), che trova l’apoteosi nel primo atto di The Message, in cui letteralmente guida la band attraverso l’intero scibile del death metal, in un’alternanza improbabile tra arpeggi e blast. Un vero e proprio fenomeno.
Il secondo Tablet scivola da tonalità progressive a un riflessivo ambient-rock psichedelico condotto da clean vocals, la cui accelerazione finale ci introduce all’ultimo episodio del platter: qui i Blood Incantation sembrano voler chiudere in bellezza, disegnando una traiettoria che va dallo speed-thrash al folk metal, passando per symphonic black, progressive e chi più ne ha più ne metta, trovando nel lavoro straordinario delle asce, stavolta, il filo rosso che lega il tutto a un riffing sontuoso, elegante e melodico.
Un caos ordinato che ben rispecchia la babele del genere umano di fronte al passaggio interstellare. Sì, perché il già citato Necronomicon di Lovecraft e il kolossal cinematografico Interstellar mi vengono ripetutamente evocati. Un fantastico altrove assoluto, frutto di una produzione scrupolosa e dettagliata che non lascia nulla al caso e che infiocchetta l’ennesimo, grande disco di questo anno tanto tormentato umanamente, quanto prolifico sul fronte della nostra musa preferita. Tre quarti d’ora di puro godimento: semplicemente irrinunciabili per chiunque ami la buona musica.
Tracklist:
1. The Stargate”
I. “The Stargate [Tablet I]”
II. “The Stargate [Tablet II]”
III. “The Stargate [Tablet III]”
2. “The Message”
I. “The Message [Tablet I]”
II. “The Message [Tablet II]”
III. “The Message [Tablet III]”
Lineup:
Paul Riedl – voce, chitarra
Isaac Faulk – batteria, percussioni
Morris Kolontyrsky – chitarra
Jeff Barrett – basso
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