10 ottobre 1980.
Bruce Springsteen pubblica l’album The River, uno degli album più importanti della sua discografia, nonché una pietra miliare nella discografia rock di sempre.
Il 1980 fu l’anno della seconda crisi energetica a causa dei conflitti tra Occidente e paesi petroliferi arabi, Carter decade dalla carica di presidente degli Stati Uniti e verrà sostituito dall’ex attore Ronald Reagan, spopola l’invenzione del cubo di Rubik, Mennea vince l’oro alle boicottate Olimpiadi di Mosca, l’Italia veniva segnata a vita dalle stragi di Ustica e della stazione di Bologna,
John Lennon viene assassinato da un fan squilibrato, The Wall è disco dell’anno ed il nichilismo punk è già passato di moda, mentre spopolano le influenze darkeggianti new wave, la disco music e la NWOBHM.
Bruce Springsteen, invece, rimarrà fedele alla sue origini country rock folk ed al suo modo intimista di intendere il rock.
The River è un album doppio, suonato insieme alla meravigliosa collaborazione della E-Street band del suo grande amico Clarence Clemons: un disco dalle sonorità intense, sincere, amare, che racconta la realtà quotidiana dell’America operaia, di quel ceto sociale che non ce l’aveva fatta a raggiungere il proprio sogno, la realtà di quelli che rincorrono il passato interrogandosi sugli errori del passato, quel passato che prima o poi torna sempre col conto da pagare.
La title-track, ma un pò tutto il disco, si rifà al mood del cantautore americano country Hank Williams Jr.
Bruce Springsteen ha sempre scritto i suoi testi traendo ispirazione da fatti reali e dall’ambiente che lo ha circondato, come nel caso proprio di The River, per poi rielaborare e romanzare il tutto grazie alle sue metafore sull’amore e con un finale che lascia sempre un messaggio di speranza, a differenza del suddetto Hank Williams.
The River è un disco intimista; un intimismo che Springsteen riprenderà, in maniera più marcata, due anni dopo nel lavoro chitarra ed armonica Nebraska, dalle sonorità decisamente più cupe e con tematiche grigie, introspettive e autobiografiche.
“Trovai un lavoro di manovale
Per la Johnstown Company
Ma in seguito non c’era più molto lavoro
A causa della crisi economica
Ora tutte quelle cose che sembravano così importanti
Beh, signore, sono svanite nell’aria
Ora io mi comporto come se non lo ricordassi
Mary come se non gliene importasse
Ma ricordo i nostri giri nell’auto di mio fratello
Il suo corpo bagnato e abbronzato giù al lago artificiale
Di notte giacevo sveglio su quelle sponde
E la stringevo forte a me solo per sentire ogni suo respiro
Ora questi ricordi ritornano a tormentarmi, mi tormentano come una maledizione
Un sogno è una bugia, se non diviene realtà
O qualcosa di peggio ancora,
Che mi manda
Giù al fiume
Anche se so che il fiume è asciutto”.
The River è un disco senza tempo, assolutamente imperdibile.
© 2019, Fotografie ROCK. All rights reserved.