Bugo
Cristian Bugatti
Mescal
7 febbraio 2020
genere: rock alternativo cantautorale
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Bugo voleva fare il cantante delle canzoni inglesi, ma invece è italianissimo e si sente. Il 7 febbraio 2020, per Mescal , è uscito Cristian Bugatti, il nono album in studio dell’omonimo cantante.
Si tratta di un disco piuttosto breve, contiene nove canzoni e dura circa 35 minuti, ma comunque ci apre diversi spunti di riflessione. La traccia d’apertura, Quando Impazzirò , ci introduce subito al concept musicale e di testi dell’intero progetto. Infatti, troviamo delle sonorità piuttosto rockeggianti, per come intendiamo il genere in Italia, con un bel basso sostanzioso, particolarmente apprezzabile soprattutto nel brano Che Ci Vuole, e tastiere anni ’80.
A tratti la musica di Bugo si ispira al cantautorato italiano, con richiamo ad artisti come Battisti, mentre alle volte è più vicino alla musica nostrana degli anni ’80, ricordando musicisti come Vasco Rossi o gli Stadio. A questo bisogna però aggiungere la bella influenza funky, seppur sempre italianizzata, del brano Come Mi Pare, che ricorda le sonorità di molti brani di Neffa, presentando anche un leggero vocoder nel bridge, e quella latina di Un Alieno. Sono piuttosto piacevoli anche alcuni richiami alla musica pop-rock anni ’80 d’oltreoceano di artisti come i Depeche Mode o gli A-Ha, facendoci così abituare ad uno stile new wave che rende il tutto molto orecchiabile.
Il brano finale, Stupido eh?, ricorda molto lo stile di Lucio Battisti, anche nella scelta “a canzone finita” di inserire uno strumentale rock & roll di quasi tre minuti, che ci fa lasciare l’ascolto con la
consapevolezza di aver ascoltato un bel progetto.
Il lavoro presenta due collaborazioni molto interessanti, ossia Sincero, realizzata in duetto con Morgan, e Mi Manca, in featuring con Ermal Meta . Il primo è uno dei brani migliori dell’album, una canzone con continui richiami agli anni ’80, molto
radiofonica ed arricchita da un video molto divertente e dallo stile eclettico di Morgan. La seconda, invece, rappresenta il capitolo più malinconico di Cristian Bugatti parlando dei tempi passati, l’infanzia e l’adolescenza, e dei tempi odierni disincantati e superficiali.
Ermal Meta aggiunge una componente di bel canto che, obbiettivamente, non è propriamente il forte di Bugo ma che, forse, rende il tutto ancora più (piacevolmente) amaro.
Dal punto di vista dei testi, ci troviamo di fronte ad un’opera molto intima e velatamente sofferta, seppur parecchio ironica. Infatti, il cantante scherza, per tutta la durata del disco, su tutti i problemi e le noie quotidiane di cui parla, lasciando però sempre un piccolo nodo di malinconia che tiene legate le canzoni tra di loro.
Oltre a Mi Manca, troviamo uno dei testi più riusciti nella canzone Al Paese, una bellissima fotografia della vita di paese e delle sue difficoltà e caratteristiche, ma che denota anche il gusto che il “posto piccolo” sviluppa nelle persone per i particolari quotidiani, come il “vestito verde” appartenente alla madre della ragazza a cui Bugo parla. Il brano passa dalla grande voglia di quest’ultima di fuggire verso la città alla silenziosa, e anche non, consapevolezza di trovarci le stesse cose che già si vivono “al paese”.
L’irriverenza, la simpatia e il non prendersi troppo sul serio, mescolate con un po’ di tenerezza e un vagone di velata malinconia, rendono tutto il progetto molto umano, permettendo all’ascoltatore di sentirsi vicino all’artista e alle sue emozioni.
Alberto Maccagno
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