Decapitated: recensione di Cancer Culture

Decapitated

Cancer Culture

Nuclear Blast

27 maggio 2022

genere: technical death metal, groove metal, djent

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Recensione a cura di Marco Calvarese

Ragazzi, quanto amo il variegato mondo del brutal metal polacco! C’è un mix perfetto di violenza e tecnica, di qualità sonora e fermento compositivo e ce n’è davvero per tutti i gusti.

Prendete i Decapitated, band ormai apicale a livello planetario ma sempre “underrated”, non so perché: se già cinque anni fa Anticult mi aveva conquistato con il suo caleidoscopio sonoro, ora immaginate il mio entusiasmo di fronte a Cancer Culture, ottavo album dei maestri di Krosno.

Se vi aspettate qualcosa di simile rispetto al lavoro precedente, resettatevi: album completamente diverso e, nello stesso tempo, totalmente calato nello stesso magma bollente del proprio sound, vario forse come non mai, più melodico ma senza mai scostarsi dal filone aurifero della brutalità. Se ancora aveste bisogno di conferme sul loro conto, o addirittura (sacrilegio!) non li conosceste, è questo il momento.

Cancer Culture ci accoglie minaccioso e suadente, con un titolo e una cover che potrebbero benissimo essere i frutti marci della mente malata dei Carcass, e ci blandisce con la promessa di una release molto breve (poco più di 37 minuti di musica): a conti fatti si rivelerà una scelta vincente, perché finisce per asciugarne i contenuti, evitare filler e ci consegna un concentrato di emozioni forti di qualità ineccepibile e senza la minima caduta di tono.

In sintesi, un prodotto a metà tra un EP e un LP, con l’intensità del primo e la varietà del secondo, che ci incolla le cuffie alle orecchie e le sfuriate ritmiche e i riff di Vogg al cervello.

Il filo conduttore che lega tra loro i brani risiede nel sound ormai definito dei Decapitated: in particolare, nella violenza e nella sagacia nei cambi di tempo di una sessione ritmica devastante e sempre in primo piano, mentre il growl di Rafal gioca con le note scegliendo linee sempre azzeccate e la chitarra discreta e spaziale di Vogg disegna arabeschi sorprendenti, melodie articolate, talora in controtempo, induce il blast beat a più miti consigli e regala emozioni sempre nuove.

Lungo questo fil rouge si snodano i dieci frame, ma i brani veri e propri sono otto, cui si aggiungono l’intro marziale e minaccioso di From The Nothingness With Love e l’interludio grind di Locked.
La vera traccia d’apertura è proprio la titletrack, che ci spiega subito che aria tira: un’amalgama tritasassi di groove e death, trainata da un riff pazzesco che ancora mi ronza in testa da questa estate.

Poi veniamo letteralmente travolti da una sequenza di brani senza tregua, in cui si mescolano headbanging e veri e propri clinic di technical death (come la scuotente No Cure), o capolavori che richiedono non due, non tre, ma ancora più ascolti per coglierne la magia, come Just a Cigarette, ove su una varietà di basi ritmiche, stacchi emozionanti e blast beat, Vogg non arpeggia, non innesta uno o due riff: semplicemente scrive una sinfonia. Alla lunga, forse, finora il più bel brano ascoltato nel 2022. Varrebbe da solo il prezzo del CD, e invece quello che ancora ci aspetta non è da meno.

Nelle successive Hello Death e Iconoclast, i Decapitated mostrano tutta la loro consolidata maturità artistica scrivendo due splendidi singoli… da squisiti padroni di casa: nel primo, apparecchiano una base djent per stendere un tappeto rosso a Miss Jinger Tatiana, che ricambia esibendo una delicata e suadente melodia vocale. Il duetto con Piotrowski è entusiasmante, eppure la band offre il meglio di sé ospitando sua maestà Robb Flynn in Iconoclast, una vera e propria perla groove in cui il leader dei Machine Head si inserisce in modo discreto e quanto mai azzeccato, rinsaldando la sua partnership con Kieltyka.

Suicidal Space Programme ci regala, senza neppure il tempo di tirare il fiato, l’ennesimo brano travolgente e ipertecnico che si inserisce nel solco descrittivo di Just a Cigarette, ma in modo forse perfino più vario e sperimentale, come potrete apprezzare nell’asssolo di Vogg nel finale.
Dopo meno di mezz’ora di ascolto (e la breve parentesi di Locked) mi ritrovo ad aver quasi paura ad andare oltre: fin qui, Cancer Culture è semplicemente perfetto e non vedo proprio come si possa aggiungere qualcosa a questo orgasmo sonoro.

E invece i nostri eroi il modo lo trovano in Hours As Battlegrounds, una perla mid-tempo dalla ritmica sulfurea sostenuta dal furioso doppio pedale, sulla quale Vogg esordisce con un arpeggio per poi scivolare in un’opera classica di assoluto spessore. La closing track, Last Supper, sfoggia ancora un sapiente mix di death puro e senza compromessi con un delicato assolo e dei bridge in stile Sepultura. Un finale così, mi lascia intravedere un radioso futuro per la band polacca, un futuro degno di raccogliere il testimone lasciato incustodito dalla svolta tribal di Max Cavalera dopo Beneath The Remains.

Esagero? Può darsi, ma l’entusiasmo è davvero incontenibile alla fine di questa esperienza sonora; resta sul palato un sapore forte, solido e piccante che non dimenticherò facilmente, perché in questo breve compendio di death metal c’è di tutto: gli ospiti di grido, la capacità di spaziare fra tutte le sfaccettature dell’estremismo sonoro, la classe tecnica che ha sempre contraddistinto la band, la varietà e il groove sapientemente amalgamati con la necessaria brutalità.

Se un piccolo difetto volessi trovare al prodotto discografico, è lo stacco che percepisco tra la prima e la seconda parte del disco, che prende le mosse dopo Iconoclast: gli ultimi brani segnano un ritorno al passato che, senza perdere in nessun modo mordente, pecca un po’ di organicità con i primi brani, ma chi ne trae più giovamento è “Vogg” Kieltyka, la cui trance creativa raggiunge proprio nel finale lo zenith. A mio avviso, è lui il musicista dell’anno.

Se amate il metal più estremo e, nel contempo, la qualità tecnica, compositiva e le produzioni perfettamente riuscite, non lasciatevi sfuggire Cancer Culture: in un’annata di ottima musica, è degno dei massimi voti e soprattutto, della definitiva consacrazione della band.

Membri della band:
Rafał “Rasta” Piotrowski – vocals
Wacław “Vogg” Kiełtyka – guitars
James Stewart – drums
Paweł Pasek – bass

Tracklist:
1. From the Nothingness with Love
2. Cancer Culture
3. Just a Cigarette
4. No Cure
5. Hello Death (feat. Tatiana Shmailyuk)
6. Iconoclast (feat. Robb Flynn)
7. Suicidal Space Programme
8. Locked
9. Hours as Battlegrounds
10. Last Supper

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