Enforced: recensione di War Remains

Enforced

War Remains

Century Media Records

28 aprile 2023

genere: thrash metal, crossover

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Recensione a cura di Marco Calvarese

Ogni thrasher aggiornato, che non cammini con la testa rivolta all’indietro, sa che oltre ai grandi nomi (e alle loro recenti release, più o meno riuscite) c’è una fiorente scena americana che, coniugando classiche sonorità del genere e personali letture crossover, dai Power Trip in poi, sta rigenerando e garantendo un futuro all’intero movimento thrash metal.

Gli Enforced, giunti quest’anno al loro terzo full-lenght, ne rappresentano una versione estrema. Il precedente Kill Grid sembrava un vero trampolino di lancio verso la grandezza e confesso di aver ordinato il nuovo album War Remains a scatola chiusa, come si fa con le icone e i mostri sacri, anche sulla scia dei recenti lavori di band più o meno affini come SpiritWorld e Judiciary

Inutile nascondere che mi aspettavo la prova della definitiva consacrazione, anche alla luce di una cover che mi parla di ferocia di massa e fedeltà alla linea. Passando al contenuto, nessuna sorpresa dietro l’angolo: il disco è un concentrato di violenza senza pari e senza tregua, dalle sonorità e dalla produzione talmente retrò da rimandarmi ai Sepultura di Beneath The Remains. Non c’è un brano che deluda o faccia registrare un calo di intensità. Anzi, anche laddove gli Enforced decidono di cadenzare la ritmica, è come se la cattiveria scavasse nell’argilla per scorrere più fluida in superficie.

Spirito slayeriano, ritmi à la Exodus dei tempi migliori, riff da Max Cavalera mescolati con una sapiente alternanza di blast e breakdown propri del genere, insieme ad assoli ben armonizzati a produrre l’effetto desiderato: malmenare il malcapitato ascoltatore fino a lasciarlo tramortito in poco più di mezz’ora di furia sonora vomitata dalle casse. Intendiamoci prima di cominciare: nulla di rivoluzionario, solo tanta roba e fatta bene, capace di emozionare e scuotere fin nelle fondamenta.

Quello che forse, però, rispetto ad altre band emergenti, manca ancora è la capacità di stupire e connotare il proprio modo di esprimere musica. È un thrash senza compromessi e senza fronzoli, trascinante, a tratti irresistibile, fatto divinamente e prodotto come dovrebbe esserlo un album di tale fattura. Ma se l’offerta è così vasta e di alta qualità, occorre, a mio parere, il tocco personale, l’ingrediente segreto che trasformi un ottimo album come tanti in un must da preferire. War Remains è un platter bello, duro e freddo come l’acciaio, ma mi suona come una pietanza flambé a cui, al momento della fiamma, sia venuto a mancare il gas.

Eppure le premesse erano le migliori.
Aggressive Menace inserisce la quinta dal primo secondo di ascolto, con ritmi serratissimi che si aprono a un break da urlo e ad un assolo accompagnato dal doppio pedale martellante. Non ci si schioderà nemmeno a pagamento dagli stilemi del genere, penso subito, ma la minestra non sa di riscaldato, è piuttosto una rivisitazione d’alta cucina. Anche perché la varietà tra un brano e l’altro, nodo gordiano del genere, è assicurata dalla differente struttura.

The Quickening, ad esempio, esordisce con un’alternanza tra 2 e 4 quarti di sicuro impatto, per poi dirigersi verso una furiosa accelerazione e chiudere, di nuovo, in breakdown. Hanged By My Hand ripropone una intro tiratissima per poi shiftare alla volta di un elaborato armonico di primissimo livello, sia per cambi di tempo che per assolo, facendone, probabilmente, l’episodio più bello e sepulturiano dell’intero disco. Avarice suona invece come la piece più ligia ai canoni del crossover, tanto violenta quanto griffata da riff taglienti.

Un ottimo spunto per preparare il terreno alla title track: un ossessivo riff e un goloso compendio del meglio di Slayer e ancora Sepultura fine anni ’80. Se vi aspettate scoperte stilistiche dagli Enforced, avete decisamente sbagliato strada: qui si picchia sodo e basta, ci si ancora alle proprie certezze e lo si fa come dio comanda. E mentre Mercy Killing Fields ci racconta di intro e outro doomeggianti con al centro una insana carica di pura adrenalina ritmica, Nation Of Fear ci spiega che il mid-tempo può essere profondamente più cattivo e catchy di qualunque blast beat, segnando un altra hit nel nostro percorso di ascolto. Che i Nostri, però, decidono subito di controbilanciare con Ultra-violence, un classico crossover il cui titolo lo descrive più di mille e che allaccia sì e no le scarpe a Starve. Un concentrato di brutalità thrash-groove che rimanda al miglior Max Cavalera in epoca pre-tribale, eseguito con notevole perizia tecnica. Controversa la closer Empire: apertura dal potenziale esplosivo ma arrangiata in modo a mio avviso un po’ frettoloso, una bomba simile avrebbe senz’altro meritato la deflagrazione perfetta.

Nel complesso, War Remains è un’opera dai contenuti quasi ineccepibili che non delude alcuna aspettativa, eppure… Dopo svariati ascolti non sono riuscito a scrollarmi di dosso la sensazione di bella incompiuta. Mi aspettavo che il solco della piena maturità fosse varcato, ma mi sfugge la scintilla, si resta sul confine. Gli Enforced hanno il genio per superarlo e iscriversi nel registro dei grandi, ma la prossima volta ci sarà anche la sregolatezza necessaria?

Tracklist:

1. Aggressive Menace 2. The Quickening 3. Hanged By My Hand 4. Avarice 5. War Remains 6. Mercy Killing Fields 7. Nation Of Fear 8. Ultra-Violence 9. Starve 10. Empire

Membri della band:

Will Wagstaff – chitarra
Ethan Gensurowsky – basso
Zach Monahan – chitarra
Alex Bishop – batteria
Knox Colby – voce

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