Motorpsycho: recensione di Yay!

Motorpsycho

Yay!

Det Nordenfjeldske Grammofonselskab, Stickman Records

16 giugno 2023

genere: folk acustico, americana, elettroacustica, psichedelia folk, prog folk

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Nei paesi di lingua inglese, la parola “yay” è solitamente usata come espressione di gioia, approvazione, appoggio, euforia ed entusiasmo.

A distanza di un anno dalla pubblicazione di Ancient Astronauts e con alle spalle un repertorio discografico ormai pluritrentennale, i Motorpsycho mandano alle stampe il loro trentunesimo album intitolato Yay!, edito per Stickman Records e per la propria etichetta Det Nordenfjeldske Grammofonselskab.

Con questo nuovo capitolo autorale, distillato in dieci brani concepiti in chiave interamente acustica ed elettroacustica, il prolifico duo norvegese di Trondheim – attualmente composto solamente da Bent Sæther e Hans Magnus “Snah” Ryan, dopo l’abbandono dell’ennesimo batterista – continua ad alimentare il proprio eclettismo calligrafico e a rinnovare la propria sensibilità polifonica, attraverso un impianto armonico che oscilla al vento autentico delle emozioni umane, come mani di oggi che afferrano vita e verità di quest’ora. Verrebbe da dire, parafrasando Eraclito da Efeso, che nessuno si bagna due volte nel fiume dei Motorpsycho.

Raccogliendosi attorno allo spirito di un tempo che di fatto non c’è più, e facendo da contraltare alle dissonanze emotive di una contemporaneità che mostra ancora tracce residue della pandemia, i Motorpsycho riescono a coniugare luccicanti riverberi jangly di fattura psych-folk e ambientazioni agresti dal sapore vintage-anglofono anni 60 e 70, a cui si aggiungono delicate e balsamiche armonie vocali e un sobrio utilizzo di batteria e percussioni etniche.

Così, Yay! prende forma per sottrazione, attenuando le imponenti ritmiche psych-prog delle recenti pubblicazioni in favore di un approccio cantautorale più intimo e gentile, corroborato da folk ballad bucoliche e da pennellate melodico-floreali che rimandano a scenografie west-coastiane e atmosfere canterburyane (Cold & Bored, Sentinels e Patterns).

Nel naturale avvicendamento tra esotiche fragranze primaverili e le tiepide brezze estive, i Motorpsycho si aprono a un’iperattività di arpeggi ammalianti dal tocco morbido e lisergico, muovendosi con passo felpato tra echi folk a tinte blues (ispirandosi ai vari Crosby, Stills & Nash, Simon & Garfunkel, George Harrison e Neil Young) e certa traslucenza agrodolce ascrivibile a uno strumming folk di rimando nickdrakeiano (Dank State, Loch Meaninglessness & the Mull of Dull).

Sensazioni nostalgiche e malinconiche che crescono d’intensità nell’episodio orchestrale di Hotel Daedalus, con le sue inquiete progressioni cinematiche ed infuocate jam di psichedelia blues zeppeliniana.

È dunque questo l’immaginario evocativo, disilluso e confidenziale che i Motorpsycho edificano con Yay! Un luogo refrigerante dove potersi fermare a riflettere sulla nostra condizione di esseri perennemente insoddisfatti, sulla teoria degli antichi astronauti, sugli ideali d’una volta prosciugati dall’espansione incontrollata della globalizzazione e sulle incertezze del mondo che verrà (“what come after, what will remain and what will have gone?”), e magari ricavarne un prezioso angolo di quiete catartica, dove riposare i pensieri e dissimulare felicità.

Nel frattempo, l’estate si è insediata, con le sue lunghe giornate fin troppo rumorose e afose, e se da un lato c’è chi ringrazia il cielo perché in fondo, nonostante le ambizioni fallite, si considera comunque un sopravvissuto (“the days are getting longer, summer’s almost here, I thank my guardian angels, we survived another year”), dall’altro c’è chi, invece, con entusiasmo ed euforia, si lascia rapire ancora dall’illusione di un’imminente rinascita e continua a suonare.

Membri della band:

Bent Sæther: voce, basso, chitarra, tastiera, batteria

Hans Magnus “Snah” Ryan: chitarra, voce addizionale, tastiera

Tracklist:

1. Cold & Bored 2. Sentinels 3. Patterns 4. Dank State 5. W.C.A. 6. Real Again (Norway shrugs and stays at home) 7. Loch Meaninglessness & the Mull of Dull
8. Hotel Daedalus 9. Scaredcrow 10. The Rapture

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