Foo Fighters: recensione di Foo Fighters

Recensione a cura di Chiara Profili

4 Luglio 1995. A poco più di un anno dalla morte di Kurt Cobain, Dave Grohl si chiude in studio di registrazione ed in poco più di una settimana incide quello che sarà il primo album dei Foo Fighters.

Inizialmente, Foo Fighters era solamente il nome dell’album, in quanto non esisteva una band vera e propria. Grohl registrò, infatti, il disco totalmente da solo, fatta eccezione per una chitarra in X-Static suonata da Greg Dulli, membro degli Afghan Whigs.

In seguito, Grohl recluta l’ex Nirvana Pat Smear e due ex-componenti del gruppo emo Sunny Day Real Estate, Nate Mendel al basso e William Goldsmith alla batteria e nasce così il primo nucleo dei Foo Fighters.

Il disco può essere definito post-grunge sebbene al suo interno vi siano tracce molto diverse tra loro.

Da This is a Call a Big Me, due dei quattro singoli estratti, si sente come la creatività di Grohl si stesse via via sprigionando, inquadrandosi in uno stile originale che non deve essere visto come un prolungamento dei Nirvana. È infatti, proprio per questo, che Krist Novoselic fu escluso dal gruppo.

La copertina dell’album suscitò alcune polemiche, in quanto raffigura quella che apparentemente sembra una pistola. Tenendo presente che il suicidio di Cobain era avvenuto pochi mesi prima, proprio per mezzo di un’arma da fuoco, la foto fu considerata di cattivo gusto.

Ma quella non è una pistola, è qualcosa di più, è una pistola disintegrante, modello XZ-38, usata da un personaggio presente nei romanzi brevi di Philip Francis Nowlan, pubblicati a puntate su una delle tante riviste di fantascienza degli Stati Uniti di primo novecento; la rivista si chiamava Amazing Stories.

Tornando al disco in sé, Dave Grohl ne fece alcune copie, come demo, e le inviò a diversi suoi amici e conoscenti. Uno di questi si chiamava Edward Louis Severson III, e all’epoca era già conosciuto e amato con il nome di Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam.

Vedder in quegli anni gestiva un programma pirata in radio, e proprio durante una delle sue trasmissioni, all’inizio del gennaio del 1995, passò un pezzo di quell’album che gli aveva passato l’amico Dave Grohl. Il pezzo era Exhausted, lo stesso che piaceva a Cobain. Anni dopo, ricordando quell’episodio, Grohl rivelò il commento a caldo di Eddie Vedder su quella canzone: «I love this song», disse Vedder, «it makes me want to drive off a cliff’or something». Mi fa venire voglia di buttarmi giù da una rupe. Niente male.

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