Recensione a cura di Andrea Musumeci
21 luglio 1987.
I Guns N’ Roses realizzano il loro debut album Appetite For Destruction, edito per Geffen Records.
Dopo tutta la cocaina, gli incidenti d’auto, i finti satanisti, le morti per droga e AIDS e le teste dei pipistrelli staccate a morsi, questo è quello che ci rimane degli anni ’80, ossia Appetite For Destruction, il miglior disco rock di quel decennio.
Appetite For Destruction è considerato uno degli album più importanti nella storia del rock, nonché uno dei più venduti di tutti i tempi: 30 milioni di copie in tutto il mondo, di cui 18 nei soli Stati Uniti d’America. La rivista Rolling Stone lo ha inserito al quarto posto nella lista dei 100 migliori debut album di tutti i tempi.
Appetite For Destruction fu uno dei primi a rilanciare il genere sleaze metal, una variante indurita dell’hair/pop metal: i Guns N’ Roses vennero annoverati tra gli esponenti più importanti di questo genere, assieme a Faster Pussycat ed L.A. Guns.
Le canzoni dell’album raccontano la giungla di Los Angeles, in una visione dissoluta e distorta. Era chiaro che Axl amasse l’idea di Los Angeles: voleva appartenere a quel mondo, pur lamentandosi delle sue contraddizioni. I testi delle altre canzoni si concentrano, invece, sugli eccessi giovanili dei componenti della band, come nel brano Out Ta Get Me. Ci sono anche temi sentimentali e varie dediche a compagne femminili, che si riflettono nelle canzoni Sweet Child O’ Mine, My Michelle, You’re Crazy e Rocket Queen.
Negli anni ’80 le cose stavano così: l’heavy metal era il genere più diffuso (o uno dei generi più popolari), e i Guns N’ Roses erano la migliore band di quel genere, checché se ne dica. In quel periodo storico, tra le preferenze dei consumatori spopolavano anche altri generi musicali ed altri artisti di fama internazionale, quali Madonna, Duran Duran, Michael Jackson, Culture Club, gli inossidabili Sting, Pink Floyd, Cure e Bruce Springsteen, Spandau Ballet, Inxs, Pet Shop Boys, Whitney Houston, George Michael, Prince e U2.
C’è da dire che l’accoglienza, all’uscita dell’album, non fu delle migliori:
Appetite For Destruction debuttò alla posizione numero 182 della Billboard 200 negli Stati Uniti il 29 agosto 1987. Non scalerà la classifica fino al 6 agosto 1988, a più di un anno dalla data di pubblicazione. Quando venne immesso sul mercato, l’album ricevette le critiche negative di diversi critici musicali che sottolinearono come l’enorme successo dello stesso verso i consumatori fosse stato favorito dal cliché sesso, droga e rock & roll popolare negli anni ’80, quando gran parte dell’atmosfera culturale statunitense era presa dalla controversa presidenza di Ronald Reagan, dalla crisi dell’AIDS, dalla crescente popolarità di MTV e dall’apertura dell’URSS di Gorbaciov verso la fine della Guerra Fredda.
Quando sento la parola “cliché” non riesco a non pensare a Boris Yellnikoff, il protagonista del film di Woody Allen Basta Che Funzioni del 2009. Gli stessi Guns N’ Roses furono più volte etichettati come figli scarsi di band quali gli Aerosmith, sebbene i Guns fossero una versione più imbastardita e con testi decisamente migliori. Nel 1988, invece, con un anno di ritardo dalla sua pubblicazione, Appetite For Destruction dei Guns N’ Roses sconvolse me e alcuni dei miei compagni di classe allo stesso modo in cui, immagino, gli adolescenti del 1967 furono colpiti da Paul McCartney e John Lennon.
Il disco fu rimesso in commercio con una nuova copertina, sulla quale è raffigurato un famoso tatuaggio di Axl Rose, rappresentante le teste dei componenti della band come teschi incastonati su di una croce: Izzy Stradlin è il cranio in alto, Steven Adler è il cranio a sinistra, Axl Rose è il cranio al centro, Duff McKagan è il cranio a destra e Slash è il cranio in basso.
Welcome to the Jungle (che potremmo considerare la versione elettrica di One in a Million) è il pezzo d’apertura dell’album, tra i brani più celebri dei Guns. Il testo fu scritto da Axl Rose mentre si trovava a Seattle con un amico. La leggenda narra che i due incontrarono un barbone che, nel tentativo di spaventarli, gridò loro: “You know where you are? You’re in the jungle, baby. You gonna die” (“Sai dove sei? Sei nella giungla, piccola. E morirai”). Il video di Welcome to the Jungle ci mostra un giovane Axl Rose che scende dall’autobus a Downtown Los Angeles con una spiga in bocca che, dopo un lungo viaggio in pullman, sembrava ancora freschissima. Nel video può sembrare che sia Axl a darci il benvenuto nella giungla di Los Angeles, e invece erano gli altri che stavano accogliendo lui.
La “maschilista” It’s So Easy fu il primo singolo estratto dall’album e fu scritto da Duff McKagan assieme a West Arkeen, prima di entrare nei Guns N’ Roses. It’s So Easy è, ancora oggi, la canzone d’apertura dei concerti dei Guns.
Nightrain fu l’ultimo singolo ufficiale e il testo si riferisce ai sobborghi di Los Angeles, ma potrebbe essere anche una dedica al vino californiano “Night Train Express”, in cui il “motherfucker” Axl Rose sveglia la sua puttana per farla andare a comprare del vino scadente da un dollaro.
Out Ta Get Me riprende tematiche con allusioni alla droga. È uno dei brani del disco che maggiormente risente dell’influenza degli AC/DC, soprattutto grazie al suo riff diretto e tagliente.
Mr. Brownstone è uno dei pezzi più sperimentali, in cui il gruppo sfoggia un ritmo dalle influenze quasi tribali e racconta la vita della rockstar nel quotidiano.
Paradise City fu il quarto singolo estratto dall’album: parte lento, con un ritornello country, per poi culminare con velocità e foga d’ispirazione punk. Paradise City è diventato un classico della musica rock, una canzone che definirei fuori dal tempo. Come non ricordare il video di Paradise City, in cui Axl Rose sfoggia la sua bellissima chioma biondo rame ed il suo bellissimo chiodo bianco.
My Michelle è un altro brano veloce e frenetico, dai toni perturbanti e a luci rosse. Think About You è una canzone d’amore, piuttosto melensa, scritta da Izzy Stradlin. Sebbene il testo tratti esplicitamente il tema dell’amore, pare che il caro Izzy si riferisse al suo amore per le droghe. Detto questo, sulla falsa riga di Perfect Day di Lou Reed, diciamo allora che qualsiasi canzone d’amore potrebbe portare con sé un significato fuorviante.
Sweet Child O’ Mine è uno dei brani più famosi della band: il suo riff è uno dei più conosciuti e inflazionati nella storia del rock. Questo brano, il cui testo è stato scritto da Axl, tratta il tema dell’amore e contiene il più lungo assolo di chitarra dell’album, eseguito ovviamente da Slash.
You’re Crazy, brano precedentemente scritto da Stradlin in versione acustica, probabilmente, è il pezzo più debole di tutto il disco: in Appetite For Destruction lo si trova molto velocizzato, in versione punk rock. La versione originale verrà invece inclusa nel successivo album G N’ R Lies del 1988, che a mio avviso è decisamente migliore.
Rocket Queen è il degno epilogo di Appetite, nonché il degno riassunto di tutto il decennio degli Ottanta: caratterizzato da un ritornello facilmente memorizzabile, il pezzo è dedicato ad una ragazza e porta la firma di Axl Rose. Per quanto mi riguarda, gli ultimi due minuti di Rocket Queen sono i più belli ed emozionanti di tutti gli anni ’80. La chitarra di Slash aveva un suono fantastico: una sorta di punk blues grezzo e curato al tempo stesso. In seguito, nessuno riuscì a ripetere quello stile. Nemmeno Slash stesso.
C’è chi sostiene che la cosa migliore che sarebbe potuta accadere ai Guns N’ Roses sarebbe stato morire attorno al 1991. Stando ai fatti di cronaca di quel periodo, sembra che i componenti dei Guns stessero andando proprio verso quella direzione. Chissà come sarebbero andate le cose se Appetite For Destruction fosse stata l’unica testimonianza del passaggio dei Guns sul pianeta Terra; se fosse stato tutto quello che rimaneva di quella banda di “zingari tamarri”. Per fortuna (o purtroppo, per qualcheduno) non lo sapremo mai.
© 2020 – 2021, Fotografie ROCK. All rights reserved.