Guns N’ Roses: recensione di Use Your Illusion I – II

Recensione a cura di Andrea Musumeci

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17 settembre 1991.
I Guns N’ Roses pubblicano il doppio mastodontico capolavoro Use Your Illusion I e II.

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Quella mattina del 17 settembre 1991, anche il sottoscritto, come altri milioni di fan, era in fila per l’uscita, del nuovo, attesissimo e mastodontico lavoro discografico dei Guns N’ Roses: un doppio album di inediti, fatta eccezione per un paio di cover, dal titolo Use Your Illusion I e II.

Più che a un doppio album viene da pensare ad un Opera vera e propria: 16 tracce per Use Your Illusion I e 14 tracce per Use Your Illusion II.

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Ben 30 brani per un lavoro discografico bulimico, che sarà accompagnato dal conseguente tour mondiale: sarà non solo il tour più lungo della band, ma diverrà il tour più lungo della storia del rock, da gennaio 1991 a luglio 1993.

Un doppio disco importante ed impegnativo per i fan, soprattutto perché ci volle del tempo per metabolizzare tutti quei brani, con il rischio di risultare il tutto un pó dispersivo.

Sinceramente, credo fermamente che un best of dei due dischi, ossia dalla scrematura dei trenta brani, i Guns N’ Roses avrebbero ottenuto un lavoro unico e di immenso splendore artistico.

Alcune canzoni, a mio avviso, sono riempitive e vanno solamente a coprire e completare una mera operazione commerciale senza eguali.

Alcune canzoni addirittura non verranno mai riproposte dal vivo nonostante la mole live dei Guns in quel periodo.

Use Your Illusion fu il capitolo conclusivo per ciò che riguarda la collaborazione con il chitarrista Izzy Stradlin, dopo aver rinunciato già in precedenza al tossico batterista Steven Adler.

Durante il video di Don’t Cry, curiosamente, appare Slash con un cartello con su scritto “Where’s Izzy?”.

In questo doppio album troviamo tante canzoni di successo mondiale, come, appunto, la meravigliosa ballad Don’t Cry, la stupenda e sognante Estranged, la riflessione civica di Civil War, You Could Be Mine inclusa nella colonna sonora del film Terminator, la famosa cover di Knockin on Heaven’s Door di Bob Dylan, decisamente migliore dell’originale, e la lunghissima opera di November Rain con Axl al pianoforte.

Con Use Your Illusion si attenua la fame, l’aggressività, il rock blues grezzo stradaiolo di Appetite for Destruction.

I Guns si erano trasformati in una realtà riconosciuta nel panorama hard rock pop. Si erano imborghesiti e qualche elemento della band stava andando alla ricerca di nuove sonorità; voleva sperimentare diversi stili musicali.

Però tutto questo innescò inevitabilmente, nuovi attriti nella stabilità della band stessa.

Use Your Illusion rappresentò l’evoluzione commerciale del loro sound: un’evoluzione più vicina a quella dei Queen e dei nuovi Aerosmith, e che chiuse definitivamente la porta a quelle sonorità che li avevano immessi con prepotenza e irriverenza nell’olimpo dei mostri sacri del hard rock blues moderno.

Don’t Cry è l’unica canzone al mondo a uscire contemporaneamente in due versioni differenti e testo diverso: il brano nasce da un fatto vero.

Axl Rose e Izzy Stradlin erano innamorati della stessa ragazza, lei sveva scelto Izzy e si era decisa a comunicarlo ad Axl. La ragazza si avvicinò ad Axl mentre era seduto su una panchina in un parco e dopo aver visto la sua reazione, gli aveva sussurrato “Non piangere Bill” (Don’t cry Bill). Bill era il vero nome di Axl, William Bailey Rose.

Il giorno dopo lui e Izzy scrissero Don’t Cry in appena cinque minuti.

Don’t Cry, insieme a Estranged e a November Rain, fa parte della Illusion Trilogy, la trilogia di canzoni ispirate al racconto Without You di Del James, giornalista, scrittore e coautore di alcuni brani dei Guns.

Nel video di Don’t Cry, Axl mostra chiaramente un cappellino dei Nirvana, di cui era grande fan.

Aveva anche chiesto più volte a Kurt Cobain di suonare con loro nello Use Your Illusion Tour, ma Kurt, che odiava i Guns, come documentato nella biografia Come As You Are, aveva sempre rifiutato.

14 Years è una canzone sull’amicizia, quella tra Axl Rose e Izzy Stradlin, una delle poche cantate da Izzy e con Axl ai cori.

14 Years: perché i due si conoscevano da 14 anni e insieme avevano lottato per farcela, per formare una band, per fare musica, per essere se stessi.

Dal vivo, Axl ha spesso introdotto la canzone con le parole: “Questa è per chi pensa che siamo venuti dal nulla”.

Il ritornello dice: “Sono stati 14 anni di silenzio, 14 anni di dolore, 14 anni che se ne sono andati per sempre e che non riavrò mai indietro”.

I fan di vecchia data dei Guns non possono che nutrire una profonda ammirazione per Izzy Stradlin: in Appetite for Destruction è stato fondamentale nella composizione dei brani e soprattutto non era da tutti lasciare una band come i Guns N’ Roses all’apice del successo.

I Guns nel 1991 facevano 3 serate consecutive in stadi da 80.000 persone con biglietti sold out in poche ore.

November Rain è il più lungo hit nella storia della musica rock: fu scritta da Axl Rose nel 1983, otto anni prima che uscisse nell’album Use Your Illusion.

Tracii Guns, ex chitarrista e fondatore dei Guns N’ Roses, ha ricordato in un’intervista che Axl la suonava spesso al pianoforte e che era anche l’unica cosa che sapesse suonare, solo che non voleva saperne di finirla.

Ai backing vocals di November Rain e Don’t Cry c’era il compianto Shannon Hoon dei Blind Melon, cresciuto a Lafayette, nell’Indiana, come Axl. Shannon morì di overdose nel 1995.

Il videoclip di November Rain costò la bellezza di 1,5 milioni di dollari, di cui 150,000 furono utilizzati solamente per la costruzione della chiesa in legno.

La grande sala da concerto dove Slash sale sul pianoforte di Axl si trova a New York: venne riempita con 1.500 comparse ed il gruppo si esibì veramente in più riprese.

Axl odiava l’effetto playback e voleva che il video risultasse il più veritiero possibile. In pratica 1.500 persone sono state pagate per godersi un concerto dei Guns N’ Roses.

Il doppio Use Your Illusion è stato, dunque, il testamento dei Guns N’ Roses, diventati, all’inizio degli anni ’90, la band più famosa del pianeta. Ma fu anche il testamento biologico del genere metal, che da lì a poco avrebbe abdicato a favore della moda grunge e di altri sottogeneri underground del rock.

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