Humulus: recensione di The Deep – 28 febbraio 2020

HUMULUS

THE DEEP

Kozmik Artifactz

28 febbraio 2020

genere: psych, heavy blues, doom, stoner

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Gli Humulus, power trio proveniente da Brescia, ed in attività dal 2009, hanno da poco pubblicato The Deep, il loro quinto lavoro discografico (tra full length ed EP), edito per la indie label teutonica Kozmik Artifactz ed anticipato dall’uscita del singolo Gone Again.

Quello degli Humulus è un progetto artistico pieno di amore per la musica heavy blues a tinte psichedeliche e doom, sostenuto da una sconfinata passione per il cosmo della botanica tossica e per la birra. Non a caso, humulus lupulus è il genere a cui appartiene la pianta del luppolo, che fa anche parte della famiglia delle Cannabaceae, tra le quali figura la pianta di cannabis.

Nella tradizione popolare, il luppolo, elemento dal sapore amaricante, è altresì noto come sedativo dagli effetti ipnotici. Ecco, quindi, spiegate le amplificazioni psicotrope e psichedeliche che emergono in The Deep, grazie alle composizioni virtuose e soul di Andrea Van Cleef, voce e chitarra del gruppo, che potremmo soprannominare il “Pepper J. Keenan del Bresciano”.

Le precedenti copertine dei dischi degli Humulus, raffiguravano un elefante (album omonimo del 2012) ed un tricheco (Electric Walrus del 2015), entrambi con “in mano” un boccale di birra. In mano, per modo di dire. Nel 2017, invece, fu la volta di un rinoceronte (Reverently Heading Into Nowhere del 2017), stavolta senza birra. Insomma, tre mammiferi che, già dal punto di vista grafico, anticipavano il sound grasso e pachidermico che sarebbe scaturito da quelle release.

Diversamente dai lavori antecedenti, l’artwork di The Deep ritrae un polipo che regge una bottiglia contenente acqua, luppolo e orzo. Così come il polipo, il sound dei tre mastri birrai Humulus ha la capacità di mimetizzarsi con l’ambiente circostante e di difendersi dalle minacce esterne spruzzando il suo inchiostro doom. Verosimilmente, il messaggio del tridente stoner lombardo prende ispirazione dalla conformazione dall’invertebrato abitante dei fondali marini, probabilmente come metafora della metamorfosi dell’essere umano, considerandone flessibilità, duttilità e capacità di rigenerarsi, senza mai perdere di vista l’importanza delle proprie radici.

The Deep muove i suoi tentacoli attraverso i potenti riff pachidermici, fuzz ed heavy blues di Devil’s Peaks (We Eventually Eluded Death), Gone Again e Sanctuary III: The Deep, le sonorità melodiche ed orientaleggianti di Hajra, e le linee acustiche, cosmiche e pinkfloydiane di Lunar Queen.

Questo nuovo lavoro discografico, eclettico, tenace e dal gusto retrò, ci porta in pellegrinaggio spirituale fino alla Mecca del santuario degli Humulus e ci accompagna in un viaggio lisergico sul bordo del cratere di un vulcano sonoro ancora attivo, per sentire cosa si prova a guardare nel cuore pulsante della Terra.

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Membri della band:

Andrea Van Cleef: chitarra, voce

Giorgio Bonacorsi: basso

Massimiliano Boventi: batteria

Tracklist:

1. In The Heart Of The Volcano Sun

2. Gone Again

3. Hajra

4. Devil’s Peaks (We Eventually Eluded Death)

5. Lunar Queen

6. Sanctuary III – The Deep

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