Indro Fiume: recensione di Io Non Sono Qui

Indro Fiume

Io Non Sono Qui

Seahorse Recordings

27 ottobre 2023

genere: new wave, cantautorato italiano, dark rock, post-rock, shoegaze

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Bisogna ritornare sui passi già fatti – diceva José Saramago – per ripeterli e per tracciarvi nuovi cammini.

È un viaggio pieno di aspettative e di incognite, ma anche l’occasione per lasciarsi alle spalle l’esperienza con gli Harìa, quello intrapreso dal compositore Indro Fiume – pseudonimo di Giovanni Conigliaro – nel suo primo disco solista intitolato Io Non Sono Qui, edito per Seahorse Recordings e anticipato dall’uscita dei singoli Tredici Lune, Electric Blackbird e Moon Over Me.

In questo inedito e solitario sentiero autorale, quasi a invocare involontariamente il mito della fenice che rinasce dalle proprie ceneri, Indro Fiume continua ad alimentare e altresì rinnovare la sua sensibilità cantautorale, immergendosi nel perpetuo e imprevedibile divenire della vita, dove ogni stato d’animo oscilla al vento autentico delle emozioni umane, al limite della bellezza e della disperazione, per poi diluirsi all’interno di un crescendo mistico, ipnotico e liturgico di suoni e atmosfere, tra pennellate di malinconica dolcezza ed estemporanei lampi di maggior furore emotivo.

Sotto l’aspetto strumentale, le undici tracce di Io Non Sono Qui si proiettano nell’ormai collaudata corrispondenza tra metrica italiana e coordinate sonore e ritmiche della new wave anglosassone, incarnando le romantiche e decadenti inquietudini dark-rock di fine anni 70 e primi anni 80: si va dal pulsante “spleen esistenziale” della new wave inglese (dei vari Joy Division, Cure e Talk Talk) alle poetiche tensioni che più di quarant’anni fa animarono la scena fiorentina/nazionale (Diaframma e Litfiba), passando per luccicanti e melodiche elettricità dai riflessi post-rock, necessarie a stemperare la densità melodrammatica delle linee di basso.

Con un’impostazione vocale che, nella sua tecnica declamatoria, rimanda alla timbrica austera del Miro Sassolini di Siberia, attraverso un simbolismo testuale elusivo che spinge a liberare l’onirico e a guardarsi indietro, a ciò che si è stati, Indro Fiume prova a setacciare da più prospettive, quand’anche scomodando analogie con rare congiunzioni lunari, le zone più intricate, buie e fragili della coscienza. Una sorta di viaggio felliniano a ritroso nei domicili della memoria, nella nostalgia dei ricordi che assumono altri significati se osservati a distanza, con l’amara consapevolezza dell’oggi.

L’essenza tematica di Io Non Sono Qui, così intima, evocativa e filosofeggiante, quasi a tratteggiare una specie di immaginaria tela camusiana, si raccoglie nella solitudine degli animi più sensibili, nella percezione di smarrimento nei confronti di una realtà sempre più automatizzata, nel tempo che scorre inesorabile lungo i bordi della vita e nelle crisi d’identità di un’attualità in cui virtuale e reale si confondono (“vorresti solo sapere se questa è realtà o è la finzione”), si sovrappongono e ciondolano come cerniere senza controllo, come quadri appesi nel vuoto.

Intorno a questo vagabondaggio di parole e immagini si aggirano gli angoli nascosti dell’esistenza, gli incontri occasionali tra sconforto e speranza, tra la passione che è nel cuore e il naufragio dei pensieri (“hai l’amore nel cuore, hai il naufragio nella testa”). Così, Indro Fiume asseconda il bisogno impellente di comunicare il peso di certi tormenti, con l’illusione di rintracciare ancora un’armonia poetica nella bellezza sfiorita della contemporaneità, nella bellezza violata dall’angoscia di paesaggi digitali, affidandosi alla voce della luna, agli elementi fondamentali della natura, e contemplando il silenzio magico degli astri.

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Tracklist:

1. Tredici Lune 2. Nel Nemico Nel Controllo 3. Confini 4. Fiori D’ombra 5. Fiori Del Giorno 6. Electric Blackbird 7. Fumo Blu 8. Moon Over Me 9. Piuma e Petrolio 10. Oceani 11. Umi