Articolo e foto a cura di Stefania Milani
È un pomeriggio di autunno del 1995, stai facendo i compiti di latino aspettando le partite del weekend calcistico.
Fra un rosa rosae e una versione di Tito Livio, Wonderwall spezza la concentrazione ed esce dalle casse dello stereo a cinque piani: sonorità tradizionalmente britanniche con richiami ai Beatles, ma in chiave assolutamente originale.
Un nuovo gigante della musica inglese era giunto ad accompagnare le nostre vite.
Con queste sensazioni nostalgiche, ma sempre verdi, e qualche capello bianco ho assistito al concerto di Noel Gallagher’s High Flying Birds a Cardiff, il 17 Dicembre.
Il cantautore di Manchester è in tour in UK e non potevo terminare con più stile la mia margherita di concerti per questo 2023.
Al contempo, il mio amico Francesco, grande estimatore degli Oasis, lo ha visto a Londra (bisogna dire che la lontananza da casa per noi expat trova gran consolazione nell’accesso diretto alla migliore musica in circolazione, nel cuore delle sue origini) e queste sono le nostre osservazioni.
Tom Meighan, ex leader dei Kasabian, apre la serata con un accento psichedelico, intenso e scatenato, vagamente inaspettato sapendo il tipo di sonorità acustica che ci aspetta, ma molto energetico.
La band di Gallagher arriva sul palco in scioltezza e le personalità e i talenti si esprimono tutti in maniera equilibrata senza eccessi di ego; una menzione speciale va a Gem Archer, il chitarrista proveniente a sua volta dagli Oasis, di certo non secondo per la qualità degli assoli con i quali accompagna e spesso si sostituisce a Noel.
Tre i momenti in cui la scaletta si divide, aumentando gradualmente il coinvolgimento del pubblico.
Il primo annovera le canzoni dell’ultimo album Council Skies (Pretty Boy tra le mie preferite, ma l’intero album è davvero godibile), successivamente si passa ai migliori pezzi degli High Flying Birds e voglio citare AKA… What a Life! per il coinvolgimento che ha in ambito calcistico (è stata utilizzata per gli spot degli sponsor della Nazionale Inglese) che Noel, da grande tifoso del Manchester City quale è (lo stemma della squadra è fisso sul palco) propone con un autentico omaggio a Pep Guardiola, in gigante proiezione sullo schermo.
Sport e musica vanno autenticamente a braccetto.
Il terzo momento diventa un coinvolgente karaoke di alcune delle indimenticabili canzoni degli Oasis, fino all’ultimo pezzo di una set list invariabile che si trasforma in un coro condiviso sulle note di Don’t Look Back in Anger: quello che si augurano tutti i fan che ancora sperano in una reunion dei due fratelli.
Mai dire mai.
Il concerto è un rassicurante susseguirsi di musica pura e distillata (che si esprimerebbe forse meglio in venue più contenute, dato lo stile acustico), senza colpi di scena o coinvolgimenti circensi; basta il talento di un eccellente musicista e cantautore, che ha segnato e influenzato la storia della musica inglese e che ci auguriamo continui a farlo per i decenni a venire.
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