Klidas: recensione di No Harmony

Klidas

No Harmony

Bird’s Robe Records

2 giugno 2023

genere: jazz, ambient, strumentale, noise, post-rock, post metal, art-rock, prog metal, atmospheric rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Anticipato dall’uscita dei singoli Shores, Not To Dissect e Arrival, esce No Harmony, l’album d’esordio della band marchigiana Klidas, edito per l’etichetta australiana Bird’s Robe, registrato da Stefano Luciani al NuFabric di Fermo, mixato da Alex Wilson a Sidney e masterizzato da John Bonati a New York.

È sempre più fervida e attiva la scena marchigiana in fatto di contaminazioni tra generi musicali eterogenei, quasi a voler assecondare il principio pitagorico di armonia degli opposti (nonché titolo della biografia di Maynard James Keenan), spingendoci a scavare nella duplicità tra mondo interiore e mondo esteriore, a declinare il binomio tra leggerezza e gravità, libertà e oppressione, facendo sì che i quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – diventino di volta in volta metafora di una condizione esistenziale e chiave simbolica di interpretazione delle complessità umane.

Formatosi nel 2014, il collettivo Klidas – composto da Emanuele Bury alla chitarra e voce, Francesco Coacci al basso e voce, Samuele De Santis al sassofono, Alberto Marchegiani alla tastiera e synth, Giorgio Staffolani alla batteria – trae ispirazione concettuale proprio dai quattro tasselli del mosaico cosmologico, riuscendo a coniugare certa sensibilità oscura e limacciosa propria di ribollenti cavalcate progressive a sonorizzazioni sintetiche e introspettive di psichedelia ambient atmosferica, muovendosi fluidamente tra intensità ascendenti e discendenti, con la componente jazz a fare da collante e catalizzatore tra compressioni e decompressioni sonore, tra contrazioni ed espansioni emozionali.

Una molteplicità di significati e architetture si susseguono e variano a seconda del contesto umorale e dell’esperienza in sé, in un riecheggiare onirico e levigante che oscilla tra dinamismo impetuoso e dilatazioni foniche multisensoriali, tra suono e non suono, tra logica e inconscio, passando dagli squarci visionari e passionali del sax alle luccicanze epidermiche del post-rock, dalle escoriazioni urticanti del noise al contorsionismo aggressivo del progressive metal, dal caos primordiale a tinte plumbee di deflagrazioni post-metal a una quiete post-apocalittica scandita da sospensioni brumose e chiaroscurali jazz-ambient.

Conferendo all’intera release un’epica evocativa e una tensione ascetica continua tra solchi elettrici ed elettronici, i Klidas (parola ceca che significa “colosso di silenzio”) portano avanti l’idea di associare immagini astratte alla musica, andando a plasmare forme elicoidali ed estetiche geometriche all’interno di un linguaggio istrionico e lisergico. Così le sei tracce di No Harmony, di cui quattro strumentali a simboleggiare i diversi elementi fondamentali (Shores l’acqua, Not To Dissect il fuoco, Circular l’aria e The Trees Are in Misery la terra), si proiettano tra le curve sinusoidali di una spirale creativa dalla struttura orchestrale, dove il metallo smagliante, pirotecnico, granitico e trascendentale dei Tool (The Trees Are in Misery) si interseca a compulsive progressioni maideniane (Circular), alternando ritmiche sinistre e psicotiche a madide inflessioni jazz.

Stringendosi attorno a modelli di riferimento quali Secret Chiefs 3, Radiohead, Swans, Tool, Porcupine Tree, la scena progressive di Canterbury, Franz Kafka, Lucio Fulci e Werner Herzog, la band di Macerata si focalizza sul binomio armonia-disarmonia, sull’osservazione del rapporto tra singolarità e corrispondenza tra più elementi (relazione armonica), cercando di sincronizzare spazio soggettivo e tempo genetico attraverso agitazioni di risacche e dissolvenze improvvise, attendendo che natura e caos facciano il loro corso.

facebook/klidasband

Tracklist:

01. Shores 02. Shine 03. Not to Dissect 04. Arrival 05. Circular 06. The Trees Are in Misery

Membri della band:

Emanuele Bury: chitarra, voce – Francesco Coacci: basso, voce – Samuele De Santis: sassofono – Alberto Marchegiani: tastiera, synth – Giorgio Staffolani: batteria

Credits:

Lisa Luminari: chitarra, voce
Francesco Fratalocchi: sassofono
Manami Kunitomo: voce in Arrival

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