La Crus: recensione di Proteggimi Da Ciò Che Voglio

La Crus

Proteggimi Da Ciò Che Voglio

Mescal

22 marzo 2024

alternative rock, cantautorato italiano, trip-hop, canzone d’autore elettronica, rock autorale

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di ben diciannove anni dall’ultima pubblicazione Infinite Possibilità e a quasi trenta dall’omonimo esordio discografico, la storica band milanese La Crus è tornata in scena con il suo nuovo album Proteggimi Da Ciò Che Voglio, edito per Mescal e anticipato dall’uscita dei singoli Io Confesso, brano sanremese del 2011 riproposto in duetto con Carmen Consoli, e Come Ogni Volta, rieseguito assieme al duo Colapesce Dimartino.

Otto tracce inedite più la rilettura di due vecchie canzoni (le già citate Io Confesso e Come Ogni Volta), attraverso le quali i redivivi La CrusMauro Ermanno Giovanardi, Cesare Malfatti e Alessandro Cremonesi, a cui si aggiunge Matteo Cantaluppi alla produzione e tastiere – vanno alla ricerca di orizzonti larghi e nuove sfide sonore, con tonalità mai sopra le righe, in punta di penna come si suol dire, e sulla scia di quella formula melodica, poliedrica, sofisticata e ormai collaudata che ne identifica il trademark compositivo.

Con la consueta maestria nel coniugare canzone d’autore italiana e campionamenti di elettronica dub e trip-hop, e l’abilità nel confezionare un pop radiofonico ma di autentica qualità, i La Crus cercano un modo per stupirsi ancora e schivare le banalità dei nostri tempi, andando a rinfrescare quel genere di rock autorale fatto di contrasti, atmosfere brumose e ricercatezza testuale dal taglio poetico e malinconico.

Parafrasando l’invocazione cristiana del “non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”, Proteggimi Da Ciò Che Voglio porta con sé intime e sofferte riflessioni su temi caldi dell’attualità; un vero e proprio desiderio condiviso di confrontarsi con se stessi e le derive del nuovo mondo, quasi a delineare una sorta di tara umorale tra passato e presente, tra le frenesie quotidiane e i cambiamenti sociali che stiamo vivendo, con tutte le difficoltà dei rapporti interpersonali.

Come dichiarato dagli stessi componenti del gruppo: “Nel disco ci sono alcune tematiche ricorrenti come quella del tempo, quella del lavoro, quella dell’angoscia e dello smarrimento sempre più diffusi. Il tutto è permeato da una libertà che è illusoria perché è il modo in cui il dominio neoliberista ci assegna lo status di imprenditori di noi stessi, che ci rende di fatto degli schiavi isolati dagli altri, senza nemmeno più un padrone contro cui poterci ribellare. Un dominio che vi spinge a desiderare cose da cui invece dovremmo proteggerci”.

Se l’artwork di copertina sembra riprendere il surrealismo inquieto del drip-painting di Jackson Pollock, il titolo è invece ispirato da Protect Me From What I Want, un’opera dell’artista statunitense Jenny Holzer. Pertanto, fortemente influenzati da quella visione concettuale conosciuta anche come “guerrilla marketing”, i La Crus si affidano al potere motivazionale della parola e alle cosiddette “realtà ovvie” per individuare nuove vie di corrispondenza tra espressioni dell’arte e comunicazione di massa.

Quelle raccolte all’interno di Proteggimi Da Ciò Che Voglio sono “canzoni polietiche”, così le definisce Mauro Ermanno Giovanardi; composizioni che, nel loro sviluppo musico-letterario, incarnano un pensiero impegnato e orientato a smuovere un sentire comune in relazione alle dinamiche che ci circondano e che inevitabilmente ci coinvolgono, con l’urgente bisogno di tirare le somme di un cammino di vita parziale e trovare il senso più vero delle cose: “E invece, ogni volta che scende l’acqua dal cielo, devo cercarci un motivo, trovarne il senso più vero, devo vestire ogni cosa di un manto di giustizia, che poi è soltanto il mio povero punto di vista”.

C’è chi non è crepato negli anni 80 – come cantava l’ovunque amato Ferretti – e oggi continua a produrre e a ripetere all’infinito la sua condanna. Nel brano Mangia Dormi Lavora Ripeti, i La Crus riprendono la critica a capitalismo e consumismo di Produci Consuma Crepa dei CCCP, provando a misurare il grado di alienazione della società contemporanea. Viene da chiedersi se sia ancora possibile, o necessario, opporsi alla catena produttiva, industriale e distruttiva dei nostri giorni. “Ogni merce che tu vuoi è una triste terapia. La rivoluzione non passa di qui, ed è un’altra volta venerdì. La rivoluzione non passa di qui, il mondo lo cambiamo lunedì”.

Quanto è ancora credibile, oggigiorno, parlare di rivoluzione? Nel brano filo-gaberiano La Rivoluzione, i La Crus, accompagnati dalle voci di Vasco Brondi e Slavoj Zizek (filosofo, sociologo e politologo sloveno), affrontano con pungente sarcasmo quell’eterna promessa di voler cambiare le cose rimandata costantemente a un ipotetico domani.

“Un’altra possibilità la voglio”, confessano dunque i La Crus, perché in fondo, da qualche parte, c’è ancora quella timida voglia di tornare a respirare l’aria delle nuove opportunità, per ridare valore a ciò che è essenziale e scommettere nuovamente su se stessi.

facebook/La Crus

Credits:

Barbara Cavaleri alla voce e Gianni alla tromba nella titletrack

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