Recensione a cura di Alberto Maccagno
Un mondo di “animali meccanici”, privi di sentimenti ed emozioni, apatici e insensibili, che hanno drenato il pianeta di tutti i colori rendendolo una grande sfera bianca sospesa nel nulla.
Mechanical Animals è un viaggio nella sensibilità più profonda di Marilyn Manson. L’opera è un concept album e rappresenta la breve ma vincente incursione della band nel genere “glam
rock”, distaccandosi così dalle tipiche sonorità ruvide del “reverendo”.
La scelta si rivelò molto efficace in quanto Mechanical Animals debuttò, per la prima volta nella storia di Manson, al primo posto nelle classifiche di vendita americane.
Mechanical Animals è il secondo atto di una trilogia di opere: Antichrist Superstar (1996), Mechanical Animals, appunto, pubblicato nel 1998, e Holy Wood (2000). Questa è da considerarsi come una “serie anti-cronologica”, ossia vede Holy Wood come primo capitolo della saga, Mechanical Animals come sviluppo della storia e Antichrist Superstar come ultimo atto.
L’album, pubblicato da Interscope e Nothing Records il 15 settembre 1998, racconta la storia di due personaggi, “alter-ego”, di Manson, ossia “Alpha” e “Omega”. Il primo rappresenta la parte più sensibile, emozionale e sofferente dell’artista, reduce dal Dead To The
World Tour e a questo vanno attribuiti i brani più riflessivi. Il secondo, Omega, è un personaggio ispirato da David Bowie e dal suo Ziggy Stardust, come Manson poi confermerà a più riprese.
Si tratta di un alieno androgino caduto sulla terra, rapito e trasformato in una “rock star”, cantante della fantomatica band Omega & The Mechanical Animals. Entrambi vivono un profondo disagio, un senso di inadeguatezza e rifiuto, che cercano di colmare attraverso l’uso di droghe, come ci viene raccontato in molti brani del disco. Cercano una redenzione, un modo per rientrare a far parte della società, una salvezza che entrambi gli “alter-ego” di Marilyn Manson chiamano “Coma White”.
“Coma White” è una ragazza che Alpha e Omega cercano ed amano ma che non riescono a capire se si tratti di una figura reale o di un’allucinazione costante data dalle sostanze. I due personaggi si dividono le canzoni dell’album, sette a testa, dove i brani più intimi come The Last Day On Earth e Coma White sono da attribuirsi ad Alpha mentre, quelli più nichilisti e autodistruttivi come
The Dope Show e I Don’t Like The Drugs, ad Omega.
Per tutta la durata dell’album, Marilyn Manson, parla di abbandono, solitudine, mancanza di sentimenti nella nostra società a discapito dei “veri” sensibili, visti come dei mostri. Inoltre, racconta in modo molto critico, tramite gli occhi di Omega, il mondo del “rock”, della musica in generale e del successo dove non esiste amore o vicinanza ma solamente l’esibizione della “creatura” indifesa e, in futuro, casi come quello di Michael Jackson, Macaulay Culkin o Britney Spears ne saranno, purtroppo, un esempio reale.
Mechanical Animals, come detto prima, si discosta dalle classiche sonorità ruvide e cupe di Manson e dei suoi precedenti (e successivi) lavori, dando più spazio alle melodie e alle sperimentazioni. Sono infatti palesi le influenze elettroniche nella realizzazione del progetto, sia nelle linee melodiche tracciate dalle tastiere di Pogo, ad esempio nella penultima traccia The Last Day On Earth, sia nel missaggio delle voci di Manson, ricche di effetti come distorsioni e vocoder.
Il lavoro sulle voci è molto curato, vede spesso la sovrapposizione di diverse linee su diverse tonalità, alcune
molto profonde a creare un effetto tenebroso fino a quelle più acute, a tratti quasi in falsetto, per creare un’atmosfera “scary”, da film dell’orrore. Sulle musiche è stato importante il lavoro del chitarrista e compositore della band Zim Zum, il quale ha abbandonato il progetto negli ultimi mesi di realizzazione lasciando spazio a John 5.
Per le chitarre, questa release ha visto anche la partecipazione di Dave Navarro, talentuoso chitarrista, ex componente anche di band come i Red Hot Chili Peppers e i Jane’s Addiction. Ad arricchire l’album di varietà e ad appurare il talento creativo dei musicisti è sicuramente l’iconica I Don’t Like The Drugs che presenta una fortissima influenza “funk” nel riff e nelle voci delle coriste, di stampo tipicamente “black”.
Diciamo, in conclusione, che Mechanical Animals è il disco perfetto da far ascoltare ai detrattori di Marilyn
Manson, in quanto l’opera mette in risalto tutto il talento e la creatività di uno degli artisti più importanti ed
influenti degli anni ’90.
Recensione a cura di Alberto Maccagno.
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