Matrioska Social Club: recensione di Matrioska Social Club

Matrioska Social Club

Matrioska Social Club

(R)esisto Distribuzione

14 aprile 2023

genere: groove rock, alt-rock, psych blues, heavy rock, folk blues acustico

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Già in attività da circa dieci anni nel circuito underground tricolore con progetti paralleli, il power duo salentino Matrioska Social Club manda alle stampe il suo album d’esordio omonimo, edito per (R)esisto Distribuzione e anticipato dall’uscita dei singoli Alibi e Regina Cadente.

Quello dei Matrioska Social Club (Lorenzo Zizzi – voci e chitarre, Gian Piero Nicoli – batteria) è un concept elaborato attorno all’idea di collettivo, in cui le capacità del singolo – quasi assecondando una sorta di etica calvinista – si mettono al servizio di una visione d’insieme più ampia, di una collaborazione consequenziale, corale e dinamica, in controtendenza rispetto alle prospettive di una società (quella contemporanea) sempre più focalizzata, invece, a perorare gli eccessi negativi della competizione, a depauperare il valore della competenza, ad ampliare sempre di più la forbice sociale, a calpestare i più deboli e ad esaltare piuttosto falsi profeti, edonismo illusorio, barriere di preconcetti, logiche del possesso e cultura dell’individualismo.

Per questo primo step autorale, stimolati delle molteplici sfumature dell’animo umano e sollecitati dalle continue interconnessioni del nostro vivere quotidiano, Lorenzo Zizzi e Gian Piero Nicoli traggono ispirazione dalla matrioska, bambola di legno emblema della cultura popolare sovietica, che nel tempo ha assunto accezioni più ampie: un contenitore di oggetti, sentimenti, esperienze, convenzioni e ricordi (dal più interno detto seme al più esterno detto madre), simbolo della figura femminile in qualità di elemento essenziale dal duplice significato, sia per la fertilità della terra e la sopravvivenza della specie umana, sia in veste di chioccia protettiva oppure come forma di dominio e sottomissione.

Pertanto, facendosi metafora di un immaginario stratificato di caratteristiche complementari, poste l’una dentro l’altra, in un unico corpo, allo stesso modo anche la struttura compositiva di Matrioska Social Club può essere considerata alla stregua di una collezione di miniature al cui interno convivono canzoni e tematiche diverse tra loro, incastonate in un guscio metallico di sistemi musicali eterogenei e di storie legate indissolubilmente ad altre storie che si intrecciano e si susseguono in modo armonico, così da riuscire a sviluppare il carattere identitario della narrazione e a rievocare la concentricità dell’universo, nell’infinito alternarsi di cicli che si aprono e si chiudono.

Composto da otto tracce (cantate in italiano) e da un asset minimale voce-chitarra-batteria, Matrioska Social Club racchiude e incarna quell’insieme di sfumature sonore e umorali che definiscono un universo interiore fatto di consapevolezze e trasformazioni, di follia e presunta normalità, di destini già segnati e realtà emarginate in cerca di riscatto. “Una corsa d’elite tra stoners, junkheads and freaks”, come cantava il compianto Layne Staley.

Quella dei Matrioska Social Club rappresenta un’itinerante e malinconica retrospettiva musicale, che va a rispolverare quella sorta di archivio della memoria ascrivibile al successo del rock cosiddetto alternativo degli anni ’90, mostrando la volontà di riportare alla luce quell’intensa carica emotiva. Un sound stratificato di combinazioni e alchimie in grado di alternare – quando di bastone quando di carota – differenti declinazioni stilistiche e mutevoli tensioni umorali: si va dalle abrasive rasoiate elettrificate con scorie post-hardcore di fattura One Dimensional Man (Alibi) ai vorticosi, allucinati e tossici scenari di hard-psichedelia rock alla Hate to Feel degli Alice in Chains (Freak), passando per le urticanti echi garage rock di Ext (feat. Pierpaolo Capovilla), le atmosfere cupe e ansiogene di Scimmie Metropolitane e quelle ritmiche heavy rock di Giocodei che scivolano nel ventre paludoso di contaminazioni sludge.

Si prosegue su melodie incalzanti e ossigenanti di radice funk-metal statunitense (Primavera), che anticipano l’epilogo spirituale di Stupidi Eroi, dove la quiete acustica di chitarre slide-folk-blues e un lamento intimo, disilluso e malinconico si proiettano in un grembo protettivo, lontano dagli sguardi indiscreti, accarezzando attimi di tregua parziale dagli affanni della vita, dalle false ideologie e dalla consunta retorica dell’eroe. “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, scriveva Bertolt Brecht.

facebook/matrioskasocialclub

Membri della band:

Lorenzo Zizzi: voci e chitarre

Gian Piero Nicoli: batteria

Tracklist:

01. Alibi, 02 Freak, 03 Ext feat. Pierpaolo Capovilla, 04 Scimmie Metropolitane, 05 Regina Cadente, 06 Giocodei, 07 Primavera, 08 Stupidi Eroi

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