Moonshine Booze: recensione di Pandemonio

Moonshine Booze

Pandemonio

Overdub Recordings

15 gennaio 2021

genere: hard rock, blues, folk blues, reggae, funk, elettro-blues, rhythm & blues

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Moonshine tradotto letteralmente significa “chiaro di luna”, ma identifica anche un distillato illegale prodotto clandestinamente di notte (al chiaro di luna appunto), intorno al 1800, e diffuso durante gli anni del Proibizionismo americano.

Il termine pandemonio (pandemonium), da intendersi come metafora, raffigura invece la capitale dell’inferno ed il palazzo edificato da Satana, secondo la visione letteraria di Milton nel suo famoso libro Il Paradiso Perduto.

Dal connubio di questi due termini (moonshine e pandemonio), tra i fumi alcolici derivanti dalla costante ricerca di distillerie improvvisate, nasce Pandemonio, il secondo prodotto discografico del power trio abruzzese Moonshine Booze, edito il 15 gennaio per Overdub Recordings ed anticipato dall’uscita dei singoli The Tide e The Hole.

I Moonshine Booze, progetto nato nel 2014 dal sodalizio artistico tra Andrea Capuano (voce), Emiliano D’Ignazio (chitarra) e Fabio Mancini (batteria), a distanza di quattro anni dal disco d’esordio, raccolgono e rielaborano le esperienze maturate in più di vent’anni di attività musicale tra Italia e Stati Uniti, realizzando 15 brani inediti dal retrogusto classic rock nostalgico.

Dal punto di vista della musa ispiratrice tematica, traccia dopo traccia, Pandemonio presenta come matrice comune la degenerazione etica, comunicativa, conformista, economica e politica della società moderna, quale spunto di riflessione in merito alle realtà convenzionali dell’attualità, dettate e veicolate da un’informazione di regime sempre più frenetica, distorta, distopica e pilotata dalla macchina elitaria del capitalismo e del consumismo.

L’egemonia dittatoriale dell’avanguardia tecnologica ed uno stato di confusione generale che oscilla tra pandemia e pandemonio hanno deteriorato la qualità dei rapporti interpersonali, al fine di aumentare la sorveglianza globalizzata sulla cultura di massa.

Ciononostante, a dispetto dei drastici cambiamenti imposti dalle nuove tendenze musicali, i tre gringos teramani, al grido di “Garra, Booze & Rock N’ Roll”, affondano le loro radici nel glorioso passato del genere rock (quando quest’ultimo era considerato ancora uno strumento mediatico glamour), senza scadere nell’ortodossia di quello spartito culturale, ma assemblando un’opera fusion e caliente al cui interno si mescolano elementi sonori dai tratti eterogenei.

Si va dal fascino oscuro e magnetico del demone folk-blues all’incalzante boogie rock degli ZZ Top, dall’accattivante ritmica soul funkeggiante (Right The Ship Jack) all’anima rhythm & blues dei Derek And The Medics (Seeing Me In Trouble), dal sinuoso hard rock dei Led Zeppelin (Beyond The Moonlight) ai sentieri polverosi e malinconici della west coast statunitense (Keep On Turning), dal flammable whisky blues di Stevie Ray Vaughan all’outlaw country di Johnny Cash fino a toccare le sponde del garage blues di Beck (Trouble Man).

Ripercorrendo i solchi e le atmosfere di quelle terre desertiche e mescalere, ricche di chitarre infuocate, suoni rock & roll, sudore e Jack Daniel’s, i Moonshine Booze riescono a trasmettere intensità e carattere, modellando e contaminando quello spirito primordiale rock revival con sferzanti plettrate reggae-roots e pompose fanfare folk-latineggianti da cine-western (Pandemonio, Ponderosa), accompagnate da riff pirotecnici, orecchiabili, speziati ed imbevuti di alcool e tabacco, insieme a quel magico tocco southern che sa di bourbon del Tennessee.

In un presente segnato da isolamento e distanziamento sociale, quello dei Moonshine Booze prende forma come viaggio tra sacro e profano, attorniato da demoni, spettri, tormenti, fragilità, amori, disillusioni, solitudine e prigioni, che sembrano rievocare la psichedelia agrodolce dei ricordi.

“Lunga ed impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce”. (John Milton, Paradiso Perduto)

Ed in questo cammin di nostra vita, altrettanto lungo ed impervio, un album come Pandemonio, per quanto possa smuovere un forte sentimento boomerante, non può assolutamente mancare dai vostri ascolti contemporanei, così come il celebre gangster Al Capone non faceva mai mancare il Moonshine nei suoi bar.

Membri della band:

Andrea Manila: voce, basso

Emiliano Zapata: chitarre, voci

Fabio Manchos: batteria, percussioni

Tracklist:

1. The Hole

2. Too Many Questions

3. The Tide

4. What If

5. Crazy Again

6. Trouble Man

7. The Spoiled Princess

8. Ponderosa

9. Seeing Me In Trouble

10. Pandemonio

11. Right The Ship Jack

12. Beyond The Moonlight

13. Keep On Turning

14. Little Love

15. Pulse

Credits:

Songs, lyrics and production by Moonshine Booze
Arranged by Emiliano Zapata
Recorded and mixed by Marco Pallini at Skunk Studio
Mastered by Luigi Di Eugenio at Labora Studio
A&R by Marcello Venditti – (P) Overdub Recordings – ©Moonshine Booze
Photos by Lama Donna
Artwork and Layout by Emiliano Zapata

© 2021, Fotografie ROCK. All rights reserved.

2 comments

  1. Cazzooo, questa si che è musica, no tutta la merda da fighetti che si sente in giro, avanti così, non rinnegate il vostro credo, forza e coraggio, un saluto

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