Oh Lazarus
Sailings
Off Label Records
5 Marzo 2020
genere: delta blues, country, folk rock, rock, punk busker
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Fa caldo. Il sole di mezzogiorno picchia alto nel cielo. Mi asciugo il sudore sulla fronte con la piega del gomito. Alzo lo sguardo, che si perde nella distesa dorata del campo di mais davanti a me. Mi incammino…
No, non sono impazzito! É solo lo scenario cinematografico in cui ho immaginato di essermi ritrovato ascoltando Sailing, il secondo lavoro in studio del trio pavese Oh Lazarus, uscito lo scorso 5 marzo per l’etichetta tedesca Off Label records.
Circoscrivere all’interno di un perimetro musicale definito gli Oh Lazarus sarebbe un’operazione complicata e soprattutto incompatibile con la loro filosofia musicale. Loro stessi amano definirsi come una “miscela” di generi, che attinge dal blues, dal country e dal folk della tradizione americana, per “sporcarli” poi attraverso sonorità punk/busker.
Ben più facile è invece percepire e visualizzare le atmosfere frutto di questa interessante alchimia: appoggiando la puntina del giradischi sul vinile ci sembrerà di essere ritornati nell’America degli anni ’30, a bordo di un barcone che scorre lungo il fiume Mississipi e che prevederà undici soste in cui potremo
assaporare l’essenza della vita rurale americana.
Sailing si apre con il blues-rock di Lies, uno dei pezzi più riusciti dell’intero album e anche uno dei migliori per comprendere lo stile essenziale della band, la cui sezione ritmica è costruita solamente dalla batteria di Daniele La Barbera e dalla chitarra resofonica di Simone Merli. Quest’ultima in particolare, coi suoi tombri inconfondibilmente metallici e talvolta “imbottigliati” (dall’uso del bottleneck slide), è l’elemento che fa da vero stampo sonoro per tutto l’universo della band.
Il vero salto nel passato tra le lande statunitensi di inizio secolo lo compiamo però con le due tracce successive, Summer City Blues e Rolling. Il primo unisce in maniera efficace il tradizionale giro blues della chitarra a una batteria che nella sezione centrale si evolve sino a diventare quasi punk. Raffinate e in
assoluta armonia con la struttura della composizione le linee vocali di Cecilia Merli (voce del gruppo) che qui decide di sorprendere l’ascoltatore anche con l’assolo retrò del suo clarinetto.
Con Rolling invece, dalle venature country, ci immergiamo in un libro di Jack Kerouac e, complice anche
l’incalzante e prepotente ritmica della batteria, ci sembrerà di correre a perdifiato lungo i binari di un’isolata
ferrovia. La destinazione? Non è importante, magari fino in Messico, come canta la nostra Cecilia: “Rolling
and Rolling no matter where I go […] Rolling and Rolling down to Mexico”.
Il cielo caldo al di sopra della nostra imbarcazione si annerisce e le nuvole sono il presagio al cambio di atmosfera a cui assistiamo con Sea Of Blood. Il suono della resofonica diventa acido e il suo breve intro apre la scena sull’assolo sinuoso e dalle tinte orientaleggianti del clarinetto di Cecilia Merli. La voce della nostra interprete si ritaglia qui un ruolo da protagonista, anche per le sensuali melodie trascinate che richiamano le atmosfere nostalgiche e malinconiche dei Velvet Underground di Lou Reed e Nico.
Chiudono il lato A del lavoro il ritorno al country rock della spensierata You Get What You Deserve e Bottle Of Pain, una bellissima ballad country blues dai colori e dal testo crepuscolari. La nostra imbarcazione si ferma solo per una piccola sosta, il tempo di capovolgere il vinile e ripartire nel nostro viaggio lungo il Mississippi, sempre più in giu.
Sarà che siamo giunti al giro di boa e la voglia di arrivare a destinazione è tanta, ma il riff tex-mex della “creedenciana” (passatemi il termine) Don’t Call Me Now proietta la nostra mente miglia avanti, quando il lungo fiume sarà giunto al termine e respireremo finalmente aria di Messico.
Un altro bell’assolo di Cecilia colora il tutto di un arancio tramonto e conferisce al pezzo un’aria sognante. Con Last Farewell e Cecilia i nostri artisti rivelano invece al loro ascoltatore un’altra faccia della luna, quella del rock americano fatto di chitarre più distorte, ampli alzati al massimo e ritmiche più regolari.
Se da un lato Cecilia è un brano molto energico ma che probabilmente non lascerà molto parlare di sé, Last Farewell si colloca a pieno merito al primo posto nella mia personale classifica di gradimento. La traccia è costruita in maniera impeccabile secondo una struttura ciclica in cui gli strumenti e la voce si alternano in un continuo gioco di riempimento e di svuotamento. La cifra di questa lenta e malinconica ballad è racchiusa tutta nel suono tribale e profondo della batteria che, insieme a una chitarra suonata “in punta di piedi” e una voce che sembra un richiamo proveniente da molto lontano, ci porterà in una dimensione in cui tempo e spazio risultano sospesi.
Siamo giunti al capolinea della nostra avventura a bordo della Sailing e vediamo ormai in lontananza il delta
del fiume aprirsi davanti a noi. I nostri tre amici decidono di concludere il viaggio riportandoci in realtà dove è tutto cominciato, alle loro origini, proponendoci una personale interpretazione di due cardini della
tradizione musicale americana: Oh Death, funereo folk dei monti Appalachi che racconta del confessionale tra un uomo in punto di morte e la Morte stessa, e Keep Your Lamp Trimmed And Burning, essenziale gospel blues di Blind Willie Johnson rivisitato dalla voce sotto effetto fuzz di Cecilia.
Il capitano dell’imbarcazione dà l’ordine di scendere. Sailing è il manifesto della ricerca dell’essenzialità dei suoni da parte degli Oh Lazarus. Un bell’album
interamente registrato dal vivo, il cui tratto distintivo è la forza evocativa e scenografica dei suoi brani, capaci di riportarci indietro di un secolo alla riscoperta delle matrici del rock e del blues, ma modernizzate dal suono graffiante e psichedelico figlio dell’epoca moderna.
Marco Milo
Formazione:
Cecilia Merli – voce e clarinetto
Daniele La Barbera – batteria e percussioni
Simone Merli – chitarra
Tracklist :
Lato A
1. Lies
2. Summer City Blues
3. Rolling
4. Sea Of Blood
5. You Get What You Deserve
6. Bottle of Pain
Lato B
7. Don’t Call Me Now
8. Last Farewell
9. Cecilia
10. Oh Death
11. Keep Your Lamps Trimmed and Burning
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