One Eyed Jack: recensione di Headaches

One Eyed Jack

Headaches

Autoproduzione

16 settembre 2022

genere: alt-rock, grunge, groove metal, hard rock, psych garage rock, stoner, noise rock

_______________

Recensione a cura di Andrea Musumeci

“Ho bisogno di pillole, che facciano passare il mio mal di testa”. Già negli anni ’90, Morgan, insieme ai suoi Bluvertigo, raccontava le emicranie esistenziali di quel contesto sociale, eppure ancora di fresca attualità, attraverso il potere sedativo, analgesico ed equilibratore dei farmaci, dando voce a un disagio psicofisico generato dallo stress metropolitano e da una modernità percepita come grottesca e caricaturale.

Sulla falsariga di quel sentimento di malessere morganiano e non solo – a distanza di cinque anni dalla pubblicazione di What’m I Getting High On e anticipato dall’uscita dei singoli Took Me Down, Nice Day e Teen Pigeons Party – la band bresciana One Eyed Jack manda alle stampe il suo terzo lavoro in studio intitolato Headaches, sotto la produzione di Matteo De Napoli e registrato presso La Maison Music Factory di Bergamo.

In questo nuovo capitolo discografico concepito nel periodo di pandemia, il power trio One Eyed Jack – nato nel 2014 e composto da Daniele Amighetti alla chitarra e voce, Dario Rossini alla batteria e Veronica Massaro al basso – sfida il trend discografico della contemporaneità strattonando (e riesumando) la memoria di quel sound generazionale che ha contraddistinto l’epoca degli anni ’90, quando il rock era considerato ancora una valvola di sfogo verso istituzioni e conformismo, quando il rock era ancora sul piedistallo del mainstream discografico, prima di sprofondare nel pozzo della nostalgia.

Sprigionando riff incendiari e dispensando ritmiche granitiche, ruvide e melodiche al tempo stesso, gli One Eyed Jack si ergono – con la fiamma di una passione inestinguibile – a ultimo baluardo difensivo (quantomeno uno degli ultimi) di una retrospettiva emozionale che, rievocando quel desiderio joyceiano di ritorno a un luogo di appartenenza, va a rivisitare proprio il ricordo sfocato di quel fervore alternativo, di quel retaggio culturale così tormentato, adrenalinico, rabbioso e sfavillante.

Quello che si percepisce è un forte sentore di revival grunge, a cui si aggiungono tutta una serie di endorfine sonore (dalla psichedelia acida al garage fuzz, dal desert rock al noise metallico) che rimandano a realtà iconiche di fascia statunitense, quali Soundgarden, Alice In Chains, Tool, Marilyn Manson e Stone Temple Pilots. D’altronde, si sa, gli anni Novanta sono stati un decennio molto prolifico per l’ampio spettro creativo della musica rock, a parte Linkin Park e Limp Bizkit.

“Headaches è il nostro album più aggressivo, forse quello in cui si sente meno la vena grunge che ci ha sempre accompagnati”, spiegano i componenti del collettivo lombardo all’interno del recente comunicato stampa, “abbiamo accolto ogni influenza, senza sforzarci di creare un suono omogeneo, quanto di far rendere ogni brano nel modo migliore.”

Secondo una diagnosi tematica e concettuale che, giocoforza, non può prescindere da una certa dose di retorica e autoreferenzialità, gli One Eyed Jack scandagliano ai raggi X i malesseri invisibili che affliggono l’equilibrio psico-emotivo dell’essere umano moderno, il quale, confondendo e sovrapponendo reale e virtuale, si è via via trasformato in un superuomo nietzscheiano privo di sentimenti ed empatia, sempre più apatico e intrappolato nel sistema globale di mercificazione etica di cui, egli stesso, è sia vittima che carnefice.

Membri della band:

Daniele Amighetti: chitarra e voce

Dario Rossini: batteria

Veronica Massaro: basso

Tracklist:

1. Took Me Down

2. Teen Pigeons Party

3. Nice Day

4. Bu La

5. Endorphins

6. Away

7. Headaches

8. Cuddle in A Jail

© 2022, Fotografie ROCK. All rights reserved.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.