Oslo Tapes: recensione di Staring At The Sun Before Goin’ Blind

Oslo Tapes

Staring At The Sun Before Goin’ Blind

genere: psych rock, kraut cosmica, tribal psych, avant rock, deep house, dream wave, clubbing, new wave, pop music

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Per quanto tempo è possibile fissare il sole prima di diventare ciechi? Qual è il confine tra attrazione e dolore, tra luce e oscurità?

A distanza di due anni dalla pubblicazione di Ør, Marco Campitelli è tornato a promuovere il suo progetto Oslo Tapes mandando alle stampe il nuovo album intitolato Staring At The Sun Before Goin’ Blind, edito per le etichette Echodelick Records, Sound Effect Records e Grazil Records.

Forte del sodalizio con il musicista e produttore francese Amaury Cambuzat (Ulan Bator/FaUSt), e con la conferma di Mauro Spada aka Ulysse al basso, Stefano Micolucci al basso e Davide Di Virgilio alla batteria, il compositore e cantante abruzzese Marco Campitelli (voce, chitarra e synth), per la stesura di questo quarto take discografico, ha coinvolto ospiti d’eccezione dell’avant rock contemporaneo come Nicola Amici aka Kaouenn (alle chitarre, synth e percussioni in Like A Metamorphosis), Sicker Man dei Triagolos (al violoncello) e Dahm Majuri Cipolla (batterista della band post-rock giapponese MONO).

Sovrapponendo stati d’animo contrastanti, nel pieno di un’eclissi interiore, Marco Campitelli perpetua la necessità di aprirsi a un linguaggio differente, di assecondare una sensibilità calligrafica improntata a un pop caleidoscopico e sperimentale in cui si combinano musica e immagine, ponendo al centro della narrazione tematica la doppia natura dell’essere umano, ovvero il bene e il male che convivono dentro ognuno di noi: due facce della stessa medaglia, dello stesso viaggio.

Così, lasciandosi sedurre dal fascino decadente e retrò di certa pop music anni 80 e 90, gli Oslo Tapes rivolgono lo sguardo al connubio tra la glacialità della musica elettronica mitteleuropea e l’ardore irrazionale del rock di stampo anglofono, immergendosi in un acquario multisensoriale dove suoni e atmosfere si mescolano a un cantato sussurrato ed etereamente folkeggiante: si va dalle fluide espansioni del post-rock a feedback proto-shoegaze dagli echi Jesus And Mary Chain, da fiammanti e pirotecniche acrobazie tribali afro-jungle a reminescenze electro-kraut-pop di densità New Order, da estasi allucinogene disco-trance-noise a pulsazioni cardio-clubbing, rievocando l’epica new wave melodica degli Psychedelic Furs e passando per ballate atmosferiche (Gravity) e distorsioni glammose che rimandano agli U2 di Zooropa, fino a certe malinconie cinematiche dell’Adrian Borland solista.

In equilibrio tra passaggi orecchiabili, incursioni dark, psichedelia e periodi più intimi, le otto tracce di Staring At The Sun Before Goin’ Blind prendono forma attraverso un climax di pulsazioni sintetiche, tentazioni esotiche e rumori del cosmo, alternando contingenze di estrema tensione a momenti di distensione e dolcezza, e ricercando armonia negli opposti, tra il dentro e il fuori, il sotto e il sopra, il vicino e il lontano.

L’intento autorale, dunque, è quello di comunicare quanto sia importante alleviare il peso amaro del rimpianto (Reject Yr Regret) per tornare a guardare avanti (“don’t look back, go on to the universe”), purché non sia la marcia lenta dei sonnambuli, né tantomeno lo stato di incoscienza dei nostri giorni. Pertanto, per quanto tempo è possibile fissare lo schermo di uno smartphone prima di diventare ciechi?

facebook/oslotapes

Tracklist:

1. Gravity 2. Ethereal Song 3. Deja Neu 4. Reject Yr Regret 5. Like A Metamorphosis 6. Middle Ground 7. Sonnambulist’s Daydream 8. Staring At The Sun Before Goin’ Blind

Credits:

Prodotto, mixato e masterizzato da Amaury Cambuzat

Scritto da Marco Campitelli e Amaury Cambuzat

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