RatingUrli: recensione di RatingUrli

RatingUrli

Tomato Music Label

7 giugno 2023

genere: industrial, rap, elettronica, noise rock, acid techno, drum and bass, indie-rock acustico, grime beat, dark ambient, EBM

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Già ospite su queste pagine, tre anni fa, con il suo disco d’esordio Colpogrosso, il poliedrico artista pisano Luca Scopetti, in arte Alangrime, insieme alla performer Nancy Barsacchi, in arte La Ny, torna sulle scene underground con il nuovo progetto RatingUrli, mandando alle stampe il nuovo album omonimo edito per Tomato Music Label e anticipato dall’uscita dei singoli Bestie Caute e Ti Aspetto In Solchi D’Alba.

Coniugando i propri background artistici all’interno di un sabbath musicale condiviso, Alangrime e La Ny danno vita a un’esperienza immersiva e ferale dall’intenso impatto coreografico e audiovisivo, attraverso un dialogo costante tra tematiche in contrasto e rime di una poetica rap tanto brutale quanto ermetica, con l’idea di affidarsi all’escamotage dell’escapismo onirico-esoterico per estraniarsi da ciò che è reale, da quella che è oggi la società dei consumi, rievocando antichi demoni esistenziali dell’essere umano.

Le vocalità di Alangrime e La Ny si intrecciano e volteggiano all’interno di un flusso introspettivo, terapeutico e visionario che straborda in groove urticanti, minacciosi, sinuosi, algidi, claustrofobici e ipnotici, muovendosi tra atmosfere ferrose e sospensioni rarefatte dai tratti quasi dub, tra synth distopici e grime beat abrasivi. Un wall of sound in bianco e nero da cui grondano ritmiche spettrali, ipocondriache, e passaggi ansiogeni che deflagrano nella testa come gigantesche onde di gesso, infrangendosi sugli scogli della comunicazione di massa (Muri & Scogli).

Combinando varie declinazioni di elettronica post-industriale EBM, dal drum and bass all’acid techno, dal dark ambient al synth-punk-dance, passando per dissonanze noise rock e minimalismo folk-acustico di sole chitarra e voce, Alangrime e La Ny – come due cosmonauti che dalla loro navicella spaziale osservano la terra da lontano – scandagliano i lati oscuri della mente umana, assecondando la metafora dello zoo (“sei lo zoo dei pensieri miei”) per simboleggiare gli esseri umani come bestie in gabbia, perennemente in lotta per la sopravvivenza e in conflitto col mondo esterno e con la propria interiorità.

Pertanto, dalle otto tracce di RatingUrli affiora la rappresentazione di un’umanità quanto mai fragile sotto l’aspetto degli equilibri emotivi, sempre più smarrita tra pulsioni istintive e freni inibitori dell’io, tra dipendenze tossiche e tormenti d’amore ossessivi e compulsivi, tra terrore sovversivo balaklava e la tradizione di sentimenti baklava, mentre l’impero terrestre va avanti comunque, come ha sempre fatto, ignaro di trovarsi al culmine della sua decadenza, continuando a danzare attorno al suo immenso falò di vanità effimere, e cedendo alle diavolerie della noia e del capitalismo (“scarto il dooplo, esce il diablo”).

D’altronde, sognare serve proprio a chi non riesce a farsi scivolare addosso le inquietudini della vita, per vedere le cose da un’altra prospettiva. Siamo esseri imperfetti e incompleti, come semicerchi. Ci affidiamo all’analogia del sole che declina all’orizzonte come una vita che finisce, assumendo un’altra dimensione, un altro colore. Così, ricorriamo alla contemplazione quasi religiosa del tramonto, in quel lento, lenitivo e malinconico estinguersi della luminosità, attendendo che l’alba di un nuovo giorno torni a metterci corpo a corpo con la realtà, a mostrarci nuovamente gli spigoli vivi della nostra misera condizione di individui insoddisfatti e disadattati, per scoprire che in fondo niente è cambiato.

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