Soundgarden – Superunknown

8 marzo 1994.

I Soundgarden pubblicano ‘Superunknown’, l’album della loro consacrazione pop, proprio nell’anno del suicidio di Kurt Cobain.

All’inizio degli anni ’90, la new wave rock di Seattle divenne la linfa vitale di cui aveva bisogno il rock ormai saturo degli Ottanta.

Nel 1994, il grunge era ormai una moda popolare.

‘Superunknown’ è un disco eclettico, fuori dagli schemi di genere, che continua a trattare tematiche cupe come depressione e nichilismo, ma con sonorità più morbide, più radiofoniche rispetto al precedente ‘Badmotorfinger’ del ’91, sebbene manifesti ancora, in alcuni brani, evidenti tracce di psichedelia e doom anni ’70, in stile Blue Öyster Cult, Captain Beefheart e Black Sabbath.

Questo capolavoro dell’era grunge deve il suo successo anche ai videoclip di ‘Black Hole Sun’ e ‘Spoonman’, in rotazione su Mtv, ma soprattutto alla prestazione vocale del compianto Chris Cornell, all’apice della sua espressione soul.

‘Black Hole Sun’ è un brano del 1994, scritto da Chris Cornell in quindici minuti e pubblicato nell’album ‘Superunknown’.

Il testo è pressoché incomprensibile ed oscuro, dall’inizio alla fine, come da ammissione dello stesso Cornell, il quale dichiarò di aver giocato con le parole, gettandole sulle musica come un pittore postmoderno lancia schizzi di colore sulla tela.

Cornell prese spunto da una scultura chiamata proprio Black Hole Sun che si trova nel Volunteer Park di Seattle.

Non era la prima volta che Chris Cornell si ispirava a una scultura della sua città natale; anche per la scelta del nome della band si era rifatto a una scultura di Douglas Hollis, dal nome ‘A Sound Garden’, composta da una serie di strutture metalliche simili ad antenne radiofoniche che, mosse dal vento, emettevano suoni e rumori particolari.

Questa scultura si trova nella patria del grunge, precisamente nel parco di Sand Point Magnusson, presso il Washington Lake.

Disco imprescindibile per gli amanti del genere.

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