Uada: recensione di Crepuscole Natura

Uada

Crepuscole Natura

Eisenwald

8 settembre 2023

genere: melodic black metal

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Recensione a cura di Marco Calvarese

Prendetevi del tempo, create la giusta atmosfera, spegnete le luci, magari accendete qualche candela e concedetevi almeno tre ascolti di Crepuscole Natura, il nuovo album degli statunitensi Uada. Anche qualche ascolto in più, se non siete avvezzi alle sonorità black metal e se non siete seguaci di una band che, con i precedenti dischi, si è già ritagliata un ruolo di primo piano nella nicchia melodica di questo genere estremo.

Il primo giro sul piatto vi stupirà per la fusione di classic e black metal. Il secondo vi lascerà riflettere se non sia un album troppo prolisso, ripetitivo e anche un po’ banale, specie se amate la varietà, gli arrangiamenti e la qualità dell’offerta musicale: è oggettivamente un’opera ostica, ma decisamente semplificata rispetto alle precedenti pubblicazioni. Il terzo probabilmente vi darà la cifra reale dell’opera della band di Portland.

L’indispensabile articolazione della proposta va qui scandagliata con attenzione negli influssi che spaziano dal southern al power, dal gothic all’epic, con evidente deferenza verso la NWOBHM: non è un discorso tecnico, non è la ricercatezza compositiva, ma la capacità di suscitare vibrazioni modulate su più frequenze. È col cuore, più che con le orecchie, che va ascoltato Crepuscole Natura; con la disposizione di lasciarsi trascinare negli abissi, piuttosto che immergersi nell’analisi degli accordi o degli arrangiamenti.

Dunque, andate oltre, perdetevi, fissate la cover sgargiante che vi parla di viaggi siderali, chiudete il mondo fuori. Qui il nero, che pure pervade i testi in modo maligno, fa da scenario cosmico, mentre l’anima è cangiante come le dimensioni metamorfiche che toccherete in questo viaggio. Crepuscole Natura è un lavoro cupo, malinconico, oscuro come le forze dei grandi antichi. Un’opera dotata di un artwork bellissimo e con una precisa scelta sonora: la voce (un mix di scream e growl con un echo effect che le conferisce profondità) scivola sullo sfondo insieme a una sessione ritmica che risponde ancora agli schemi del black metal, alternandoli a sontuosi midtempo. In primo piano ci sono, invece, la chitarra solista con le sue trame variamente declinate e un profondo spirito dark che avvolge tanto le corde più intime di ogni singola traccia, quanto quelle da cui nascono i riff.

Questo impianto produttivo, semplicemente uno dei migliori ascoltati quest’anno, delinea una scelta precisa di tipo melodico che, da un lato, farà storcere il naso ai puristi del genere, ma dall’altro renderà questo lavoro discografico fruibile a più ampie frange di ascoltatori, pur rimanendo un prodotto esclusivo.

Il formato fisico di Crepuscole Natura è costituito da un cofanetto con immagini davvero attraenti; l’ascolto è gradevole, gli assoli tradizionali cedono volentieri il passo ad un riffing vario e articolato lungo ogni singolo brano, il blast beat è pressoché onnipresente, così come il tremolo della chitarra ritmica, emotivo e atmosferico. Cinque canzoni in cui la componente strumentale domina la scena e la durata conferisce profondità a melodie ed emozioni, benché (va detto) emerga spesso la sensazione di ripetitività. È in quei passaggi che la concentrazione tende a scemare e sorge sovente il sospetto che, alleggerendo di un paio di minuti ogni singolo episodio, la release ne avrebbe beneficiato, trasmettendo un flusso ancor più gradevole e invitante.

Quel che colpisce è l’abilità costante della lead guitar nell’evocare ispirazioni differenti, rendendo ben distinguibile ogni stanza dell’album: si va dal riff di estrazione southern della pomposa The Abyss Gazing Back a quelli più propriamente black ma dalle forti tinte classicheggianti della title track (in cui troviamo alcuni accordi presi in prestito dalle asce dei Manowar), passando per il folk epico, tenebroso e magniloquente della bellissima The Dark (Winter), probabilmente la traccia più coinvolgente di Crepuscole Natura, con una overture nella quale, se chiudete gli occhi, vi sembrerà di vedere un corteo funebre guidato da una cornamusa.

L’opera prosegue con la maideniana Retraversing The Void (l’impressione è che da un momento all’altro entri in campo “the voice” Bruce Dickinson con i suoi acuti sofferti) e si chiude con la mastodontica Through The Wax And Through The Wane, una suite di oltre dodici minuti divisa in due atti: il primo in cui la più classica delle melodie black cede il campo, man mano che il brano progredisce, ad atmosfere dark e nordiche, con un pomposo midtempo a scandirne l’enfasi: il secondo più epico e glorioso, quasi a voler imprimere un significato mistico all’intera composizione.

Crepuscole Natura segna, dunque, una nuova tappa nell’evoluzione stilistica degli Uada, decisamente piacevole e apprezzata dal sottoscritto. Li aspetto alla definitiva maturazione, magari depurata di qualche ingenuità stilistica e arricchita di nuove tinte armoniche, ma cavoli se ho viaggiato, nella penombra delle mie candele.

facebook/UADA

Tracklist:

1. The Abyss Gazing Back
2. Crepuscule Natura
3. The Dark (Winter)
4. Retraversing the Void
5. Through the Wax and Through the Wane

Membri della band:

Jake Superchi: voce, chitarra
Nate Verschoor: basso
Trevor McClain: batteria
Kevin Bedra: chitarra

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