White Lion: recensione di Fight To Survive – 9 novembre 1985

Recensione a cura di Andrea Musumeci

9 novembre 1985. I newyorkesi di Brooklin White Lion pubblicavano il loro debut album dal titolo Fight To Survive. Combatti per sopravvivere.

Già nel 1978 Gloria Gaynor gridava al mondo intero I Will Survive, nel pieno del momento punk e degli slogan No Future.

A metà degli anni ’80, i Survivor raggiungevano il successo con il brano Burning Heart, pubblicato per la colonna sonora di Rocky IV, gli WASP pubblicavano The Last Command, sesso e perversione al servizio del glam-rock, i Twisted Sister pubblicavano Come Out and Play trainati dal loro carismatico frontman travestito da drag queen Dee Snider, mentre i White Lion facevano il loro esordio con Fight To Survive.

I White Lion non avevano ancora iniziato e già avevano capito che bisognava lottare per sopravvivere in quella giungla del metal degli anni ’80, quella giungla che tornerà d’attualità dopo il 1987.

Negli anni ’80 il tema della sopravvivenza era piuttosto ricorrente.

Il cantante Mark Tramp somigliava a un giovane Christian Bale ma con dei capelli lunghissimi color oro, mentre Vito Bratta era un meraviglioso facsimile di Eddie Van Halen. Lo so, quando parlo di Vito Bratta non riesco ad essere obiettivo: per quanto mi riguarda, rimane uno dei chitarristi più forti di quel decennio.

Fight To Survive, detto tra noi, non è un disco che rimarrà nella storia: già ad un primo ascolto si sente che è una composizione acerba, ancora non perfettamente calata nella realtà glam rock statunitense di quel periodo storico.

I White Lion raggiungeranno la maturità soltanto due anni più tardi con il loro disco di maggior successo Pride, ed in questo caso c’era davvero l’orgoglio per aver realizzato uno sforzo artistico ricco di singoli importanti.

Nel 1991, Big Game doveva essere l’album della consacrazione, ed invece fu un flop assurdo, l’inizio della discesa. Di big ci fu soltanto l’enorme insuccesso di vendite sul mercato, e solo un anno più tardi addirittura lo scioglimento della band, causa anche il boom commerciale della moda grunge.

È un peccato che un gruppo come i White Lion si sia perso nel dimenticatoio. E chissà che fine ha fatto Vito Bratta.

Il pezzo più rappresentativo di Fight To Survive è quello che apre l’album, Broken Heart. I White Lion giocarono l’asso di prima mano, con una delle power ballad più belle degli anni ’80, che fu addirittura riproposta e reinserita come traccia nel disco Big Game.

Meraviglioso anche il video di Broken Heart: semplicemente anni ’80, ricco di cliché che caratterizzano e spiegano com’era il glam rock di quel decennio. Nel video vediamo la band ripresa durante alcuni frammenti di esibizioni dal vivo: i componenti si divertono facendo gli scemi e firmando autografi sulle tette delle fan nel backstage. Mike Tramp viene ripreso mentre amoreggia con la sua donna, ma c’è qualcosa che non va: ad un certo punto vediamo lei che si alza dal letto, lascia la casa mentre Mike dorme ancora, lui si sveglia ma lei non c’è più. Lo ha lasciato e Mike se ne accorge dalla scritta Goodbye sullo specchio.

Lei lo ha lasciato per sempre e lui la prende benissimo: lancia una scarpa contro lo specchio e ovviamente lo specchio si rompe. Ora, non vorrei dire, capisco anche il non voler essere per forza superstiziosi, ma il brano in questione è del 1985 e i White Lion si scioglieranno nel 1992.

Evidentemente nessuno deve aver informato Mike Tramp che uno specchio rotto porta sette anni di disgrazia. Nel loro caso, giustappunto, la disgrazia arriverà sette anni dopo.

È vero caro Mike, si può combattere il dolore, c’è vita anche dopo un amore finito, anche dopo un cuore infranto, e tornerà anche a splendere il sole, ma la cazzata dello specchio rotto te la potevi risparmiare.

Uno specchio rotto ed Un Cuore Infranto, questo è quello che ci rimane dei White Lion. Il loro testamento, il pezzo migliore della loro discografia ed una delle power ballad più belle e struggenti di quel decennio.

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