“Io vorrei sapere perché non è reato fare la puttana di stato ed abusare di ogni potere” (Ragazzo)
Nel novembre del 1990 i Litfiba pubblicano El Diablo ed è un improvviso boom di vendite di un album che scala le classifiche e rende popolare la band originaria di Firenze, portandola ad essere tuttora una delle più affermate del nostro Paese. Solo un anno prima i Litfiba avevano dato alla luce Pirata, disco dal vivo che vendette parecchie copie tra gli appassionati di musica nello Stivale, affamati di nuovi eroi del rock nostrano.
Alfieri della scossa rock-new wave fiorentina insieme ai Diaframma, i Litfiba erano emersi favorevolmente agli occhi della critica, negli anni precedenti la consacrazione, grazie all’onesta gavetta della loro prima fase di carriera, partita dall’underground fiorentino attraverso sonorità new wave seducenti, con album penetranti ricchi di energia e di atmosfera come Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3 e con esibizioni live di grande intensità, trattando temi diretti ed aggressivi nelle loro canzoni, rivolgendo lo sdegno verso il mondo della politica e le sue istituzioni.
Nei Litfiba suonarono diversi musicisti, da Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli, poi confluiti nei CCCP/CSI, ad Antonio Aiazzi e lo scomparso Ringo De Palma. Giorgio Canali collaborò come tecnico del suono dopo la sua esperienza analoga nella PFM, prima di suonare la chitarra anche lui nei CSI e godendo poi di una splendida carriera solista. Anche Fabrizio Simoncioni (Negrita, Ligabue, Gianna Nannini) e Federico Poggipollini, attuale chitarrista di Ligabue, supportarono la band fino a Terremoto. Parliamo di musicisti capaci di lasciare un’impronta anche nei progetti discografici successivi alla parentesi fiorentina.
Negli anni ’90 il perno del sound dei Litfiba gira attorno alla chitarra di Ghigo Renzulli e alla voce di Piero Pelù, frontman magnetico della band toscana, bissando il successo con Terremoto, probabilmente l’album con il muro del suono più duro, seguito da Spirito e Mondi Sommersi, che prendono strade più solari stabilizzando la loro fama.
Al termine dello scorso millennio viene pubblicato Infinito, album da un milione di copie vendute, che vira maggiormente verso atmosfere pop rock, accattivandosi sempre più pubblico, ma allontanando i fan della prima ora. Nonostante questo incredibile successo commerciale e di ascoltatori, tra Piero e Ghigo arriva la separazione a causa della direzione intrapresa e il bassista Daniele Bagni, con il tastierista-chitarrista Roberto Terzani, sposa il progetto solista di Pelù.
Ghigo mantiene il nome della band e riparte mettendo al microfono il cantante-chitarrista Cabo, ma i successivi tre album della nuova formazione sono un flop e lo scarso interesse dei media non aiuta. La carriera di Piero Pelù nel frattempo prende il volo con ben cinque album solisti, a partire dal singolo Il Mio Nome è Mai Più insieme a Jovanotti e Ligabue, apparizioni televisive e partecipazione ai grandi festival, sebbene la direzione sia indubbiamente pop-oriented con un ritorno al rock negli ultimi lavori, ma sempre distante dai Litfiba come li conosciamo.
A dieci anni dalla separazione, dopo l’invito ironico degli Elii alla reunion con la canzone Litfiba Tornate Insieme, nel 2010 Piero e Ghigo tornano in tournee e i Litfiba pubblicano successivamente altri due album. Band di culto nelle prime due fasi della loro carriera, i Litfiba sono riemersi dal declino nel 2016 con canzoni come Maria Coraggio, Straniero e Eutopia che si riavvicinano alle liriche dei loro esordi, recuperando in parte il terreno perso.
Luca Paisiello
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