Freddie Mercury, A World on His Own: il racconto della mostra

Resoconto a cura di Stefania Milani

5 Settembre.

Una data storica per qualsiasi fan dei Queen, senz’altro perfetta per visitare, nell’ultima occasione disponibile, Freddie Mercury, A World on His Own, presso Sotheby’s a Londra, in quello che sarebbe stato il giorno del suo compleanno. Da oggi, infatti, non sarà più possibile osservare da vicino questa autentica raccolta di tesori, che testimoniano tutta la vita e i successi del frontman dei Queen, dal momento che a breve gli oggetti verranno messi all’asta.

L’atmosfera, quindi, è quella dell’occasione di una vita, che non ricapiterà più, mista al rammarico di alcuni fan che avrebbero voluto un museo, piuttosto che la dispersione fra collezionisti di un tale tesoro. La coda per entrare testimonia la passione, l’affetto e la straordinaria ammirazione per questa leggenda del rock inglese, destinata a rimanere nella storia.

Nell’attesa, il ristorante di Sotheby’s offre The Champions Breakfast e un menù a tema, prima di entrare nelle sale del piano terra.

Questa sezione iniziale è tutta dedicata allo stile di Freddie Mercury e alla sua passione per il Giappone, nata nel ‘75 a seguito del tour in terra nipponica, che lo portò a diventare un vero e proprio collezionista di kimono, ceramiche, opere artistiche e decorazioni orientali.

Nelle sale è possibile ammirare l’intera raccolta, spesso abbinata agli oggetti di arredamento della sua abitazione, nonché qualche Picasso; surreale la sensazione di essere effettivamente “a casa sua”, come se dovesse accoglierci sulla porta da un momento all’altro.

È però prima di lasciare il piano terra che il respiro si ferma per un attimo alla vista del mantello e della corona indossati durante il Magic Tour del 1986: qualcuno osa sfiorarlo, come a cercare un contatto, una vicinanza eterea con il genio che fu. Brividi garantiti.

Questi cimeli sono il perfetto assaggio per quello che verrà dopo, nella sezione posta al piano superiore, dedicata all’artista, alla band e agli infiniti successi musicali: dagli outfit sfoggiati ai concerti alle iconiche tute da palcoscenico, è un susseguirsi di richiami alla mente dei video e delle immagini che ci hanno accompagnato per una vita, che sembravano distanti anni luce e consegnati per sempre all’eternità, ora lì, alla distanza di un respiro, da ammirare nei minimi dettagli.

L’escalation emotiva continua con i successi alle pareti, i riconoscimenti per gli album e le canzoni che hanno fatto la storia: Innuendo, Bohemian Rhapsody, per citarne solo due, per non parlare degli appunti originali, i testi, gli accordi e le note che hanno preso vita dalla sua penna, per dare forma a ciò che ispirazioni e anima gli suggerivano, donando così capolavori che hanno fatto la storia della musica.

Mi sono sentita sentinella e testimone di un’esperienza unica, che ho cercato di trasferire a chi, dall’Italia, non ha potuto vivere dal vivo questo viaggio così vicino alla vita e alle opere di un grande artista, che ha accompagnato le nostre infanzie e adolescenze nell’eco dell’irraggiungibile rock inglese, un genio assoluto, eclettico e versatile la cui morte non ha segnato la fine di una storia, bensì l’inizio della leggenda. 

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