Una notizia decisamente bizzarra di queste ultime ore è la seguente: cinque escursionisti italiani sono stati soccorsi mentre cercavano di raggiungere il bus in Alaska. Ed è solo l’ultimo di una serie di incidenti simili.
Ogni tanto mi è capita di leggere commenti e riferimenti relativi a Into the Wild – Nelle Terre Selvagge, la famosa pellicola diretta da Sean Penn, che ha per colonna sonora il debut album solista di Eddie Vedder; la canzone Guaranteed vinse addirittura il Grammy Awards nel 2008, come miglior colonna sonora. Decisamente, un grande lavoro folk per il frontman dei Pearl Jam.
Facendo un rapido riassunto, tenendo conto soltanto della sceneggiatura, e premettendo che non sono un cinefilo esperto, la mia sensazione è che la trama del film in sé sia piuttosto banale. E che, invece, assuma connotati di spessore più elevato proprio grazie alla fotografia, alle scenografie e alla colonna sonora.
Ma c’è anche chi pensa che la colonna sonora trovi la sua esaltazione proprio grazie alle immagini della pellicola.
Diversi punti di vista, ovviamente.
In pratica, Into the Wild è la storia di questo ragazzo, Alexander Supertramp, pseudonimo di Chris McCandless, che molla tutto, famiglia, fidanzata e carriera sicura, per andare a morire in miseria e di dissenteria in un pulmino in Alaska.
Durante il suo cammino incontra diversi personaggi: una tizia che vuole scoparselo, ma lui niente, meglio andare a morire in solitudine con delle bacche velenose in corpo, poi incontra una coppia di hippies con un camper che lo accolgono come un figlio, ma lui niente, per le stesse ragioni di cui sopra. Ed infine, incontra anche un anziano scontroso ma dal cuore d’oro, ma il ragazzo niente, il suo unico scopo è quello di andare a morire in Alaska.
Dopo alcune peripezie, raggiunge, finalmente, la natura incontaminata e selvaggia dell’Alaska. Il sogno che si avvera.
Ad un certo punto, Chris, per puro spirito di sopravvivenza, ammazza un’alce, ma non riesce a mangiarla, perché, nel frattempo, la carne dell’alce si è decomposta. Ed allora, proprio in quel momento, il giovane giramondo deve placare la sua carestia e denutrizione mangiando delle bacche, velenose come i morsi di Ozzy Osbourne.
Così, Alexander Supertramp muore da solo, in quel pulmino di merda. Aveva rincorso in maniera commovente il suo sogno, e invece, alla fine, rimane vittima della sua stessa tenacia e, paradossalmente, del rimorso. Eh già. In punto di morte capisce che il vero valore della felicità risiede nella condivisione. Bella inculata.
Forse, la sua sfortuna più grande fu che in quel periodo non avevano ancora inventato i social network, altrimenti avremmo potuto salvare il giovane Supertramp a colpi di like e condividendo preghiere e cuori sulle nostre bacheche virtuali. Un vero peccato.
Dunque, cosa ci insegna questa storia? Che va bene inseguire i propri ideali e i sogni, sebbene tale ricerca porti, quasi sempre, ad una fine tragica e ingloriosa. Ma ci insegna, soprattutto, che se trovi una bella donna che te la dà, puoi sempre mettere in pausa Into the Wild sul tuo My Sky HD e riprenderlo due minuti dopo, da dove hai interrotto.
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