Baustelle
Amen
Warner Atlantic
1 Febbraio 2008
genere: rock alternativo, indie rock
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Recensione a cura di Lucrezia Barotti
Nel 2008 Amen vince sia il Disco di Platino che Targa Tenco, oltre ad aumentare la visibilità dei Baustelle in numerosi concerti e teatri. Non è il primo album che il gruppo italiano incide, eppure tutti sembrano essersi finalmente accorti del grande potenziale della band toscana.
Nel 2000, la loro prima opera Sussidiario Illustrato della Giovinezza contiene già titoli importanti come Gomma e La Canzone del Riformatorio. Nel 2005, il loro terzo l’album La Malavita ha tra le sue tracce la famosa La Guerra è Finita. Ma cosa succede quindi ora?
Ora i Baustelle lanciano una delle loro bombe più letali: Charlie Fa Surf. L’urlo di un adolescenza ribelle, fatta divpornografia e droghe, di atti estremi, ma che in realtà non è nulla di particolare. Il senso di evasione che il protagonista, al grido di “Alleluja”, cerca di esternare, altro non è che un conformismo che anche il peggior libro di psicologia evolutiva espone: l’età in cui si deve strabiliare per affermarsi, per sentirsi accettati – o ancor meglio, per dire a tutti quanto si è incompresi. Strano da dire, ma anche per gli attuali neo-trentenni è una formula ancora valida. Per questo, nonostante sia passata l’età, di nuovo la cantiamo con lo stesso entusiasmo.
“Io non voglio crescere
Andate a farvi fottere”
Colombo, secondo singolo dell’album, prende il nome dalla famosa serie televisiva che ha come protagonista il mitico Peter Falk. Riprendendo le arie del telefilm, è palese la critica al denaro, al potere ed al sistema capitalistico che ci vuole impeccabili e ricchi, egoisti nella costruzione del nostro presente (più che futuro) tanto da voler ‘uccidere’ amanti ed amici per conservare una posizione privilegiata.
Sempre di critica verso il consumismo, Il Liberismo ha i Giorni Contati ha come protagonista Anna, una ragazza che (in maniera più che sempre attuale) si ritrova in un mondo che va oltre alla sua comprensione, in cui i sogni di poesia e rivoluzione vengono rimpiazzati da borse griffate. Per colpa sua? No, ovviamente per colpa della società.
Alfredo Rampi è, suo malgrado, protagonista del brano che s’intitola, appunto, Alfredo. La sua storia è tristemente famosa per chi è cresciuto negli anni ’80: all’età di appena sei anni, il bambino è caduto in un pozzo lungo 60 metri, dove è morto dopo tre giorni di agonia. Agonia che è stata ripresa dalla televisione, dai telegiornali; commentata dai politici, dalla stampa. Dirette di ore per registrare una morte. Inutile dire che lo scopo dei Baustelle è quello di criticare il circo mediatico attorno a questa disastrosa vicenda.
Cosa sono le dark room? Stanze che si trovano in night club e che permettono incontri anonimi casuali con un unico fine, quello sessuale. Il trascinante tira e molla recitato nella canzone che s’intitola appunto Dark Room, cantata da Rachele Bastreghi, è quello che potresti affrontare in questa eccitante e proibita situazione.
Impossibile parlare di tutte le perle di questo prezioso album, ma vorrei concludere la poesia resa tra queste tracce con quella che, secondo me, è la più incisiva. Un inno alla vita, forse alla morte, sicuramente al suicidio e non solo e – per meglio dire – alla scelta di vivere in maniera autodistruttiva o meno. Baudelaire, oltre a citare il poeta maledetto nel titolo del brano, raccoglie le figure più disparate che resteranno immortali nell’arte e nella storia per la loro genialità e la loro condotta di vita. Una danse macabre coinvolgente e poetica.
I Baustelle, con il loro indie rock, si differenziano da tanti autori sicuramente grazie al loro bagaglio culturale – oltre che ad una strumentalità superiore a quella di tanti colleghi nel genere. Un primo ascolto non basta con questo gruppo per riuscire a cogliere tutto ciò che si nasconde realmente tra le parole e le note, ma soffermarsi e ricercare la verità è così stimolante da valere la pena di più ascolti e riflessioni.
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