Echoes of Silence: recensione di Too Late

Echoes Of Silence

Too Late

Icy Cold Records

15 Aprile 2022

Genere: dark-wave, post-punk, heavy rock, gothic metal

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Too late

Non il canto delle sirene“, scriveva Kafka, “ma il loro silenzio è carico di illuminazione, e di minaccia“.

A distanza di cinque anni dal precedente Tension e con diversi album autoprodotti alle spalle, la band darkwave romana Echoes Of Silence torna sulle scene con il suo nuovo lavoro in studio intitolato Too Late, edito per l’etichetta Icy Cold Records.

In controtendenza rispetto a tutte quelle scorciatoie radiofoniche destinate a un target di pubblico generalista, il collettivo capitolino – in attività da metà anni Duemila e composto da Filippo Biagioni Gazzoli alla voce, Paolo Maccaroni alla chitarra, Paolo Careddu al basso e Andrea Orlandi alla batteria – continua a perseguire il suo percorso compositivo, a stimolare le proprie conoscenze stilistiche, attraverso un impianto scritturale dal sound inquieto, solfureo e granitico, concentrato in un calvario mistico e ipocondriaco di nove tracce magnetiche, intimiste e dal fascino retrò.

Una formula revivalista e sentimentale da cui emerge quel taglio ortografico ed estetico di evidente fattura post-punk, darkwave e gothic rock di fine anni ’70 e primi anni ’80: un revisionismo che gli Echoes Of Silence sfruttano per tributare quel pantheon di realtà iconiche che hanno impregnato di inchiostro scuro e indelebile le pagine più importanti della letteratura musicale dark di geolocalizzazione anglosassone – dai Joy Division ai Sister Of Mercy, dai Bauhaus ai The Cure.

Coordinate e ambientazioni gotiche che trovano ispirazione nella fragilità di poetiche decadenti e in una teatralità liturgica e declamatoria, palesandosi tra ritmiche marziali, linee di basso pulsanti, grasse e penetranti, e chitarroni taglienti e sferraglianti, insieme a una pasta timbrica baritonale, glaciale, lacerante e inquietante, ascrivibile alle tonalità tormentate e cavernose dei vari Ian Curtis, Andrew Eldritch e Peter Murphy.

Too Late è un ponte immaginifico che si estende dai malinconici echi sfocati del passato al silenzio enigmatico che precede accadimenti futuri, mentre nel mezzo c’è la caducità emotiva del presente, che gli Echoes Of Silence provano a rivitalizzare risvegliando passioni epidermiche di genitorialità new wave – in ogni sua declinazione fonica e atmosferica – come chi sta ai piedi di un’altissima colonna, di un totem sacro e insormontabile, e osserva le condizioni esistenziali dell’essere umano moderno, sempre più incline alla disillusione, all’alienazione, alla depressione, e assoggettato ai modelli del conformismo e alle deformazioni virtuali delle dinamiche interattive.

Con questo nuovo take discografico, gli Echoes Of Silence salgono sulla macchina del tempo e ci introducono all’interno di un ascolto struggente e opprimente, nella visione apocalittica di un mondo fatto di desolazione e terrore, nella latitudine più gloomy degli abissi introspettivi, insinuandosi tra i drammi interiori dell’uomo ordinario e tra le pieghe crudeli di una contemporaneità in cui serpeggiano chiari segnali che la fine è imminente.

Focalizzandosi sull’ineluttabile marcia del tempo, nei riflessi di un luogo in cui realtà e sogno si confondono, le tematiche di Too Late si immergono nella cronaca amara dei nostri giorni, dividendosi tra quel “tutto” che arriva troppo presto, oppure troppo tardi. Così, il presente diventa sfuggevole e patologico, in bilico tra sguardi ansiogeni rivolti al futuro e forme calcificate di un trascorso che non vuole saperne di lasciarci andare, e del quale, dopotutto, non intendiamo sbarazzarci affatto.

Negatività, senso di vuoto, feeling claustrofobico e spettrale pervadono ogni prospettiva del disco, raggiungendo il suo acme cinereo e sepolcrale nella lunga e lenta agonia della conclusiva Endless Fall – episodio più marcatamente joydivisiano della release – sviluppandosi mediante atmosfere cupe, sciamaniche e litaniche, in una vorticosa e irreversibile discesa, dove sensazioni d’ansia e battiti cardiaci finiscono per tornare alla loro postura catatonica d’origine.

Nel tentativo di riempire gli spazi vuoti della contemporaneità con il contrappeso della nostalgia e coscienti di vivere in un paese fatto di musichette mentre fuori c’è la morte, gli Echoes Of Silence raccolgono la sostanza più dolorosa del nostro sentire quotidiano e accarezzano il pensiero di poter catturare anche solamente un impercettibile riverbero di luminescenza, lasciandosi lusingare dalla tiepida brezza dei ricordi e adagiandosi sul soffice prato della memoria.

Tracklist:

1. Around
2. Lover
3. Lace
4. Too Late
5. Beside
6. How
7. Decide
8 Alive
9. Endless Fall

Echoes of Silence

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