Ghost: recensione di Impera

Ghost

Impera

Loma Vista

11 marzo 2022

genere: art rock, AOR, hard rock

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Recensione a cura di Marco Calvarese

La quarta fatica in studio dei Ghost, Impera, è un omaggio di primissima qualità al rock anni ’80, la vera “golden age” per gli amanti del genere. Un ritorno in grande stile per l’hard rock band svedese, che ha meritato curiosità e riconsiderazione anche da parte di chi, come il sottoscritto, ha l’orecchio abituato a distorsioni e ritmi ben più sostenuti.

I Ghost sono, a mio avviso, insieme a Måneskin e Greta Van Fleet, una delle realtà della discografia rock mainstream più chiacchierate di quest’epoca disgraziata, ma (forse proprio per questo) di rinascita del genere. Non senza un pizzico di scetticismo, ma con profondo interesse, ho deciso, pertanto, di dedicarmi all’ascolto del loro ultimo lavoro e raccontarlo secondo la mia percezione.

Per chi fosse a digiuno di notizie in merito al collettivo scandinavo, i Ghost (ex Ghost B.C.) – sulle scene da circa un decennio – sono artefici di una musica di qualità, ma difficile da inquadrare nell’alveo di un preciso sottogenere dell’ampio universo rock. Una struttura stilistica che si potrebbe definire come “theater rock”, in cui sia le atmosfere create dalle tastiere sia le melodie vocali rimandano costantemente agli effetti scenografici di un musical, a una danza malignamente seducente che, canzone dopo canzone, si trasforma in un grand guignol del rock.

Papa Emeritus – nome d’arte del frontman Tobias Forge – non ce lo dice, ci blandisce, ci prende in giro, quale interprete perfetto del suo personaggio, spaziando tra tematiche allusive o spiccatamente sataniche. Tra hard & heavy, AOR, opera rock e spruzzate di prog (talora anche di gusto italiano), i Ghost stupiscono l’ascoltatore mescolando sapori e profumi contrastanti, suggestioni dark e ballate dolcissime, armeggiando melodie, sinfonie elettroniche e produzione con maestria e armonia, senza mai rinunciare al loro marchio teatrale, alla vocazione per il rock musical, pur presentando arrangiamenti vocali con una differente impostazione rispetto alle precedenti pubblicazioni.

Quest’ultimo aspetto è riscontrabile subito dopo il primo brano – Imperium (intro) – nell’ouverture della traccia successiva Kaisarion, la quale rimanda, quasi in modo pavloviano, ora ai Queen, ora ai Van Halen, per poi trascinarsi nel vivo del disco attraverso un accattivante “quattro quarti” in sintonia con la cifra stilistica dei Ghost. Esprimendo, da un lato, potenti riff in grado di trasmettere maggiore energia alle composizioni, e dall’altro un afflato emotivo più coinvolgente rispetto al recente passato, la composizione si arricchisce di un passaggio di matrice prog che rilascia un retrogusto dolce, ma senza difettare di corposità. Sembra essere proprio questa la novità più succosa del nuovo album Impera.

L’ottima premessa mi invita a proseguire e Spillway non ammette distrazioni: una perfetta fusione tra Toto, Alice Cooper e Queen. Forse la traccia che preferisco, insieme alla successiva Call Me Little Sunshine, dove un riuscitissimo riff di chitarra viene sostenuto da intense linee di basso durante la strofa e da un pomposo mid-tempo: una combinazione che genera un piccolo miracolo gotico, che vale, da solo, il prezzo del biglietto. Hunter’s Moon è un capolavoro di potenza, teatralità e tecnica, grazie alla distorsione della chitarra ritmica, al connubio di cori e tastiera e a un bridge di stampo progressive.

A questo punto, lo scetticismo iniziale ha lasciato il posto ai sentimenti, e credo sia proprio la capacità di suscitare emozioni sempre nuove la dote migliore di questo LP. Immergendosi nel corpo dell’album, la sensazione è quella di un impianto più “heavy”, se vogliamo anche più oscuro, pur rimanendo nel caratteristico solco dei Ghost. Così, Watcher In The Sky si iscrive a questa filosofia, con un palm mute groovy che si scioglie nelle atmosfere radio rock del ritornello.

L’attenzione per i dettagli, gli arrangiamenti e le melodie, è maniacale e lascia poco spazio a iniziative soliste: è come se ci fosse un invisibile direttore d’orchestra pronto ad amalgamare il tutto con dovizia e meticolosità. Sembra di assistere ad un concerto dalla balconata, mentre con il binocolo ci si aspetta di veder emergere, dai fumogeni scenografici, un gruppo di danzatori classici. Nonostante ciò, quello che più salta all’orecchio è di nuovo il protagonismo delle chitarre, come nel guitar solo che fa capolino tra le pieghe di un pezzo come Twenties, strutturato e suonato su un riff incalzante, come fosse la colonna sonora di un vecchio film d’azione.

Originalità e imprevedibilità non fanno mai difetto ai Ghost, tanto da coglierci impreparati con Darkness At The Heart Of My Love; ballata semi-tradizionale con quel tocco di “opera rock” necessario per rendere il tutto a dir poco sorprendente. “Novità nella continuità” è la formula vincente per non cullarsi sugli allori del proprio successo e anche questo episodio segue il canovaccio stilistico dell’intera release, per poi sciogliersi nel più puro e nostalgico dei riferimenti AOR.

Si prosegue con la splendida Griftwood, che risponde a tutti i canoni tradizionali del genere, forte di un riff che intende omaggiare il compianto Eddie Van Halen e una melodia orecchiabile adagiata sulla chitarra. E infine la breve introduzione strumentale di un capolavoro pop rock come Respite On The Spitalfields, dove mid-tempo, tastiere e piano conferiscono quella solennità degna di un gran finale.

Cala il sipario, è proprio il caso di dire, su Impera: un prodotto di gran classe che, probabilmente, incontrerà pareri contrastanti, ma che al tempo stesso non mancherà di mandare in estasi i neofiti del genere, in cerca di nuove emozioni, e quegli ascoltatori dalle vedute più ampie. Album consigliatissimo a chi non si è ancora lasciato incantare dalle sirene demoniache di Tobias Forge (alias Papa Emeritus) e i suoi Ghouls.

Tracklist:

1. Imperium (intro)
2. Kaisarion
3. Spillways
4. Call Me Little Sunshine
5. Hunter’s Moon
6. Watcher in the Sky
7. Dominion
8. Twenties
9. Darkness at the Heart of My Love
10. Griftwood
11. Bite of Passage
12. Respite on the Spitalfields

Membri della band:

Papa Emeritus IV
Nameless Ghouls
Artisti vari

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