Misha Chylkova
Dancing The Same Dance
Gare Du Nord Records
15 novembre 2024
genere: dream folk, psych indie folk, slowcore, folk noir, sad folk
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
Dancing The Same Dance è il disco d’esordio della cantautrice londinese di origine ceca Misha Chylkova, edito per l’etichetta britannica Gare Du Nord Records e anticipato dall’uscita dei singoli Sparrows e The Loop.
Le dieci tracce dell’album, scritte da Misha Chylkova nel corso degli ultimi anni in collaborazione con musicisti quali Darren Hayman e Ian Button, rappresentano la necessità di tradurre le proprie esperienze ed emozioni in musica, attraverso suoni e atmosfere confidenziali, manifestando un particolare coinvolgimento tematico per ciò che riguarda la ripetizione di certi schemi comportamentali nelle relazioni interpersonali: “È una storia che si svolge con un inizio, una parte centrale e una fine. Ma la fine è davvero la fine?”, come afferma la stessa autrice.
Misha Chylkova, contestualmente ad artisti come The Akward Silences, David Cronenberg’s Wife e Extradition Order, e con influenze che vanno dai Low e Lali Puna, passando per Dido e Black Heart Precession, ha sviluppato un suo stile distintivo nella scena anti-folk londinese, muovendosi sul terreno introspettivo e spirituale di un dream-folk minimalista e melodico a tinte chiaroscurali, in mezzo a languide ballad dalle ritmiche cadenzate e all’intimità di ambientazioni notturne, ideali per accompagnare la densità emotiva di alcuni stati d’animo.
Intrecciando il bisogno di combinare elementi autobiografici ad elementi più astratti e concettuali, a cui aggiunge anche a un sottile tocco di pungente ironia, Misha prova a prendere coscienza del tempo che scorre tra vulnerabilità e solitudine, tra incanto e disincanto, nell’estenuante ricerca di un’identità che difficilmente potrà mai ritenersi conclusa.
Così, Dancing The Same Dance si addentra nella misteriosa chimica dei legami affettivi, esplorando complessità e contraddizioni che contraddistinguono le varie fasi dell’amore: dal desiderio all’idealizzazione, dalla dipendenza all’ossessione (“this cold is going to kill me, as will my non-existent will, still, the neediness is the ill within me”), passando per il momento in cui la fiamma del sentimento comincia a perdere d’intensità (“and fuel this fading flame, and water your dead plants”), fino a quando non giunge l’inevitabile separazione.
Una dimensione personale dove il dolore si trasforma in consapevolezza e forza di lasciare che le cose scorrano via da noi (“mostly I walk alone, but I don’t feel alone, the vision of you in motion, guides me in the right direction”), proiettandosi alla volta di nuovi inizi, verso nuove direzioni: come un eterno loop temporale scandito dalla ripetizione circolare e ipnotica di ritmi urbani dalle tonalità invernali.
Sulla scia di queste espressioni umorali, avvolte nel morbido timbro vocale di Misha Chylkova, la fisionomia strumentale della release prende forma tra le pieghe di un comfort sound vellutato, stratificandosi nel pop elettro-noir di The Loop e nel dream-folk elettrico di Doing It All Wrong, oppure nel crescendo di un incalzante slowcore anni 90 (Dead Plants) e in malinconiche tessiture dai colori radioheadiani in (Don’t) Say, fino a raggiungere il suo degno epilogo nell’aura eterea e liturgica della titletrack.
Dancing The Same Dance utilizza dunque la danza come metafora per narrare i drammi che si ripetono, le esperienze che ritornano, le sofferenze ancora vivide nei ricordi o i rischi che si annidano dietro gli angoli del nostro tempo. L’accettazione di sé, e dei cambiamenti, però, può essere uno strumento di ripartenza, in particolar modo quando subentra la sensazione di sentirsi persi nel mare di piste da ballo vuote: quando è più facile rifugiarsi nel silenzio che ottenere risposte a domande che abbiamo paura di affrontare.
Tracklist:
1. Coffee 2. Love. Or. 3. Will You? 4. The Loop 5. Sparrows 6. I Will 7. Doing It All Wrong 8. Dead Plants 9. (Don’t) Stay 10. Dancing The Same Dance
Credits:
Misha Chylkova: voce, lyrics, chitarra, synth, autoharp, armonium, e-bow, steel drum/ Darren Hayman: basso, pianoforte, chitarra, fisarmonica / Ian Button; batteria/ Jonathan Clayton: organo/ Niccolò Avanzi: chitarre su Love. Or./ Gabriele Arnolfo: batteria su Love. Or.
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