Royal Blood: recensione di Typhoons

Royal Blood

Typhoons

Black Mammoth, Warner

30 aprile 2021

genere: alt-rock, elettro-rock, dance rock

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Recensione a cura di Giancarlo Caracciolo

Col terzo album Typhoons, i Royal Blood diventano un po’ meno sanguigni e meno reali, per non dire meno rock di quanto gli esordi del duo di Brighton, composto da Mike Kerr e Matt Thatcher, non avessero lasciato intendere.

Che qualcosa nelle scelte del gruppo fosse cambiato lo si intuiva già dal giro di rock elettronico, per non dire disco, di Trouble’s Coming: in varie interviste rilasciate a testate come Rolling Stone e NME, un Mike Kerr ormai letteralmente tirato a lucido (come si evince dalle nuove immagini promozionali per il nuovo album prodotto ancora sotto la supervisione della Warner Records) non si è risparmiato dal definire il suddetto brano ispirato a Daft Punk e Justice, grandi esponenti per l’appunto dell’elettronica francese.

Il primo singolo, che a settembre ha anticipato la pubblicazione di Typhoons, ha aperto quindi a nuovi orizzonti che, come troppo spesso accade nella scena rock degli ultimi anni, attingono all’elettronica anni ottanta, con un suono direzionato verso un bacino di pubblico dal chiaro orientamento dance pop.

Il brano Typhoons, nonché secondo singolo che da il nome all’album, è la conferma di questa metamorfosi e della volontà di conquistare altri tipi di terreni fino ad ora non calpestati dalla coppia Kerr/Thatcher, a cui però bisogna riconoscere un’adattabilità non comune.

I Royal Blood dimostrano di possedere una grande cultura musicale, di saper suonare come se si trattasse di un progetto musicale più complesso (si fa fatica a pensare che la band sia composta da soli due elementi), e lo fanno ancora meglio quando lavorano sotto la supervisione di figure carismatiche come Joshua Homme, che produce per loro il brano Boilermaker, manco a dirlo tra i più ispirati del disco, dove l’alternative rock che li ha resi famosi in Europa a metà degli anni dieci è ancora chiaramente riconoscibile.

Nel complesso, Typhoons si conferma un discreto disco da sottofondo, ma con delle ricerche sonore, a prescindere dall’identità delle stesse, non sempre ispirate; sufficienti per conquistare le grandi platee, ma non abbastanza per essere considerate all’altezza di una scena rock alla costante ricerca della credibilità perduta.

Membri della band:

Mike Kerr − basso, tastiera, voce, cori, legnetti, therevox

Ben Thatcher − batteria, percussioni

Altri musicisti:

Bobbie Gordon − cori (tracce 1, 2, 4 e 9)

Jodie Scantlebury − cori (tracce 2, 4 e 9)

Tracklist:

1. Trouble’s Coming
2. Oblivion
3. Typhoons
4. Who Needs Friends
5. Million and One
6. Limbo
7. Either You Want It
8. Boilermaker
9. Mad Visions
10. Hold On
11. All We Have Is Now

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