Top 10 album metal 2023: le classifiche di Fotografie Rock

I migliori dieci album metal del 2023.

A cura di Marco Calvarese

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Piccola premessa: questa non è una lista esaustiva e, da sola, non rende l’idea di quanto fermento la galassia metal ci abbia regalato nel corso dell’ultimo anno solare, al pari dei precedenti. So benissimo che ognuno avrà la propria personalissima e gelosissima top 10 da difendere a spada tratta. Io, al contrario, sono consapevole che la mia è incompleta, avendo negato un posto al sole ad almeno altrettante, ottime pubblicazioni. In territorio death metal, ad esempio, questa è stata una stagione trionfale, che ha portato alla ribalta clamorosi comeback e piccoli capolavori ad opera tanto dei padri fondatori, quanto di band emergenti. Tuttavia, mi sono imposto di spaziare in tutto lo scibile, senza fossilizzarmi su un solo genere; se la mia proposta è fatalmente lacunosa, sappiate che tutte lo sono, ma posso assicurarvi che ognuno di questi dieci LP meriterebbe per lo meno la top 5 nel proprio recinto categorico. Let’s go!

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10. In Flames – Foregone

Gran bel ritorno per gli scandinavi, capaci di recuperare certe sonorità di cui nel XX secolo sono stati maestri, senza deviare dalla traiettoria metalcore scelta nel nuovo millennio. Ne vien fuori un album articolato, poliedrico, con una produzione aggressiva e hit clamorose, come Meet your maker, ad oggi il mio brano del 2023. Never underestimate In Flames.

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9. Cannibal Corpse – Chaos Horrific

I mostri sacri del death non deludono mai, questo si sa, ma quest’anno si sono, a mio avviso, spinti oltre, con un concentrato di brutalità capace di scandire ogni singolo episodio alternando blast-beat e mid tempo, con un effetto hook semplicemente al di sopra della media. Qui non c’è un episodio da consigliare: vale il motto “all killer, no filler!”. Must assoluto per i cultori del genere.

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8. Obituary – Dying Of Everything

I fratelli Tardy & Co. hanno qui rivendicato con orgoglio il proprio impianto sonoro e lavorato per conferirgli, senza alterarlo, ulteriori immediatezza e varietà, colpendo nel segno tanto quando lo hanno reinterpretato in chiave dinamica e groovy, quanto nei sulfurei low-tempo da sempre loro marchio di fabbrica. Un’opera senza fronzoli, crudele e siderurgica come solo gli Obituary sanno sfornare, imperdibile per chi ami violenza e coerenza.

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7. Tygers of Pan Tang – Bloodlines

Ci spostiamo sul versante opposto della scena metal, con un’opera nata dalla creatività di una delle band storiche del metal britannico, impreziosita dai virtuosismi discreti della new entry, tutta italiana, Francesco Marras. Bloodlines spazia in volo libero dall’AOR più ammiccante allo speed metal, con gli inevitabili influssi NWOBHM, tessendo trame deliziose e senza tempo. Per nostalgici e per tutti gli amanti di buona musica.

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6. Overkill – Scorched

Si tratta, a mio avviso, del miglior album thrash partorito quest’anno. Ha il grande pregio di essere 100% Overkill sound ma di arricchirsi, nel contempo, di inserti NWOBHM e perfino hard rock che ne aumentano la dinamicità e l’effetto nostalgico. Sono certo che Scorched sia già presente negli scaffali di ogni metal head. Se così non fosse, provvedete.

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5. Kataklysm – Goliath

Gli storici deathsters canadesi tornano in scena e, a mio avviso, in auge con una bomba groove che mi è deflagrata fra le mani a sorpresa: i ritmi trascinanti sono l’anima di un album che sa coinvolgere, divertire e scuotere dalla prima all’ultima nota, con una title track da urlo, che mi ha rimandato ai vecchi e mai dimenticati Entombed o ai Dismember. Ruffiano? Poco originale? Non saprei. Certo, a gusto di chi scrive, l’opera più catchy del 2023.

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4. Judiciary – Flesh+Blood

Voliamo in Texas e cambiamo completamente registro per uno dei dischi crossover più originali in cui possiate imbattervi, tra mix esplosivo e produzione maestosa. Qui si travalicano i già labili confini di genere e ci si cala in un inferno di sapore orientaleggiante, straziante e suggestivo, grazie alla maestria tecnica e alle scelte sonore di una band che, ne sono certo, saprà far parlare di sé.

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3. The Zenith Passage – Datalysium

Sul podio la band che più ha saputo stupirmi e catturarmi. Questo, signori, non è solo l’album tech-death dell’anno, é un concentrato di influenze jazz, progressive e post-avantgarde. Il frutto proibito di un amplesso tra Meshuggah e Primus, un viaggio insano, lungo traiettorie che nulla hanno di euclideo, governato da una lucida e controllata follia: la più pericolosa.

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2. Metal Church – Congregation Of Annihilation

Un comeback di efficacia inaudita, per certi versi inaspettata, per la band che mi ha introdotto (ahimè, decenni or sono) al metallo pesante. Senza un paio di cedimenti armonici, avrebbe potuto perfino essere l’album dell’anno. Sono soprattutto tre i suoi punti di forza: il sontuoso esordio dietro il microfono di Marc Lopes, riffing e assoli di Van Zandt e l’originale qualità della sezione ritmica. Sarò di parte, ma qui si è rasentata la perfezione.

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1. August Burns Red – Death Below

Semplicemente, quanto di meglio il tanto vituperato metalcore possa offrire in termini di tecnica, arrangiamenti, melodie e ritmi spaccaossa, tra limpidi influssi classici, progressivi e power. Death Below è una perla sonora, tecnica e compositiva da collocare fuori classifica nella mia personale graduatoria dell’anno: oro per gli amanti del genere, rivelazione per chi, come me, è avvezzo ad altri lidi, ma aperto e libero da pregiudizi. Dovete solo provare per credere.

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