Eccoci arrivati anche alla fine di questo 2022, al momento dei cosiddetti bilanci. Dopo innumerevoli uscite discografiche, tra produzioni mainstream e underground, Fotografie ROCK ha voluto fare il punto della situazione, selezionando i “migliori album realizzati in questo 2022” tra quelli recensiti sulle nostre pagine, riguardanti esclusivamente artisti italiani del circuito underground. Pertanto, di seguito, se vorrete, potrete incuriosirvi e leggere quelle che sono, in ordine sparso, le nostre personalissime scelte musicali. RICORDIAMO CHE NON È DA LEGGERSI COME CLASSIFICA.
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Selezione a cura di Andrea Musumeci
Scavando tra le macerie emotive della contemporaneità, i Laika Nello Spazio mandano alle stampe il secondo album intitolato Macerie, attraverso il quale si proiettano oltre i confini della provincia, centrando il focus tematico sulle condizioni esistenziali dell’essere umano, nel tentativo di scrutare il futuro oltre la fitta nebbia del presente.
Link Recensione Laika Nello Spazio
Con il suo secondo album intitolato Me And My Army, Fabio Pocci aka Phomea riesce a coniugare arte visuale e musica, rassegnazione e speranza, e a schierare quella che di fatto è la sua armata emozionale, il suo esercito della resistenza.
Con il suo nuovo disco intitolato We’ve Been Through, la folk band torinese Dead Cat In A Bag – capitanata dal suo frontman e fondatore Luca Swanz Andriolo – torna a calarsi nelle odissee della contemporaneità, nella realtà di quei reietti ed emarginati sconfitti da un grande sogno, attraverso visioni e atmosfere intime, minimaliste, rurali, notturne e desolate.
Link Recensione Dead Cat in a Bag
Raccogliendosi nei meandri salmodiali di un cammino liturgico e nel fluire omogeneo di un’esperienza immersiva dalle forti connotazioni cinematiche, il cantautore meneghino Marco Mezzadri in arte Nero Kane – a distanza di due anni dalla pubblicazione di Tales of Faith and Lunacy e nuovamente insieme alla visual artist Samantha Stella – manda alle stampe il suo terzo album intitolato Of Knowledge and Revelation.
Aprendosi a un’ampiezza compositiva più ariosa e organica, insieme a una ricercatezza melodica più accurata, Le Pietre dei Giganti confezionano un cluster mefistofelico di suoni oscuri e danze primitive: un percorso spirituale illuminato dalle curve emotive dell’imprevedibiltà, da quella commistione di sensazioni e suggestioni che ritroviamo miscelate nelle nove tracce di Veti e Culti.
Link Recensione Le Pietre dei Giganti
Vestendo i panni di un Caronte moderno, Maurizio Vaiani aka RosGos traghetta se stesso, e noi accanto a lui, verso una dimensione intima, densa e liturgica, partendo dalla sommità di quell’estremità ultraterrena – sospesa su fitte ragnatele di note chiaroscurali e intermittenti – per poi calarsi tra le figure umane più peccaminose e decadenti.
Antonio Tortorello, aka Country Feedback, servendosi della musica come fedele e onnipresente guida spirituale, quale riflesso speculare per generare ed esternare emozioni, sfrutta questa nuova opportunità cantautorale per concentrarsi sulla natura dell’essere umano, nella corrispondenza osmotica e bipolare con se stesso, con i propri alter ego, con gli altri, con la terra che lo ospita e, contestualmente, con le trasformazioni della sua epoca.
Link Recensione Country Feedback
Con il suo primo full-lenght intitolato The Weather Is Fantastic, il trio post-rock romagnolo Yesterday Will Be Great si proietta tra i solchi di uno spazio naturale filtrato da arpeggi fluidi, minimalisti e luccicanti, dissonanze estemporanee come improvvisi squarci temporaleschi e dissolvenze riverberate, rilasciando una tensione costante e riuscendo a coniugare una vasta gamma di suggestioni musicali.
Link Recensione Yesterday Will Be Great
Focalizzandosi sulla figura di un Giacomo Leopardi moderno, con il nuovo album Oltre La Siepe Le Zoccole Misteriose dimostrano una maturità scritturale in cui mestiere e peso dell’esperienza hanno contribuito a mitigare l’istinto animalesco e l’attitudine riottosa dei vecchi tempi, pur conservando quel caratteristico cantato-recitato dal tono declamatorio e tagliente.
Link Recensione Le Zoccole Misteriose
Moongazer è l’aurora nascente della band psych-blues bolognese Tenebra: una miscela chimica intrisa di influenze stilistiche dal sapore vintage e dal fascino oscuro, che rimanda inequivocabilmente a quel rock psichedelico fine sessantiano e settantiano dall’anima soul e rhythm & blues, con derivazioni dalle sfumature heavy doom.
Con l’album d’esordio intitolato Questo Disco Mi è Costato Una Fortuna, l’alt-rock band ferrarese Puro Veneno riflette e si interroga su vizi e virtù di questo mondo, affacciandosi su un presente sempre più aggrappato ai retaggi del passato, affidandosi a un crossover di idee ed esperienze individuali che confluiscono in una romantica visione d’insieme.
Con la pubblicazione del loro settimo disco intitolato Il Caos, gli Acid Brains sciolgono l’urgenza di mettere in musica il proprio vissuto, in maniera fresca, diretta e genuina, canalizzando diverse sfaccettature umorali – rabbia, sarcasmo, adrenalina e disillusione – e al contempo fotografando il caos sociale che coinvolge la contemporaneità.
Wedding Kollektiv & Female Friends Play Soup riassume quell’arte dei miscugli di memoria bluvertighiana, filtrata da una vitalità cromatica e multisensoriale più fluida, ballabile, intraprendente ed estiva rispetto alle ambientazioni “classiche” di Brodo.
Link Recensione Wedding Kollektiv & Female Friends
Quello intrapreso dai Bir Tawil è un viaggio narrativo che riesce a mettere in evidenza un vasto universo in continua trasformazione, attraverso una full immersion di fragranze inebrianti e percorsi interculturali, di contaminazioni arabeggianti, subsahariane, mediterranee e addirittura funk latinoamericane.
Inserendosi in quell’offerta bulimica di revival mood che contraddistingue buona parte di quest’ultimo decennio – insieme al tentativo di scaldare i cuori di molti fanatici del classic rock – la band marchigiana The Rootworkers stampa il suo biglietto d’ingresso nel mondo dell’underground community discografico, mandando alle stampe l’EP d’esordio intitolato Attack, Blues, Release.
Link Recensione The Rootworkers
Le cinque tracce di Gintsugi – dai contenuti fortemente autobiografici e con una spiccata sensibilità stilistica derivante da artisti del calibro di PJ Harvey, Everything But The Girl, Björk e Nick Cave – si riflettono all’interno di un affresco visionario dai contorni fiabeschi, dove vocalità celestiali, inquiete e sensuali si mescolano a ritmiche alt-rock dal groove ipnotico.
Con l’album intitolato Primo Tempo, i Barabba decidono di mettere momentaneamente in standby l’indole alt-rock per approdare verso nuove derive compositive e concedersi interamente alle molteplici traiettorie beat dell’elettronica, affondando le radici nella black music degli anni ’90, dilatando e sfumando le proprie intelaiature sonore alla volta di un ambiente polifonico “open space”.
Con il loro omonimo album d’esordio, i perugini Mizula abbozzano un ponte immaginifico tra il deserto e le stelle, tra la materia intesa come strumento e lo spirito come mezzo per attraversarla, in cui l’essere umano funge da catalizzatore, da elemento di raccordo tra le due dimensioni.
In questo primo step autorale, Gabriele D’Alema aka About Blank ci racconta, con inguaribile romanticismo, mettendosi a nudo e con sincerità, nonostante le contraddizioni e i drammi quotidiani, quello che è, dopotutto, il desiderio di ognuno di noi: riuscire a convivere con le tappe del nostro viaggio e le direzioni che abbiamo scelto, provando semplicemente a costruire un angolo di quiete, un luogo speciale a cui appartenere.
Attraverso le otto tracce di Crown, gli A Violet Pine raccolgono influenze sonore eterogenee, condensate all’interno di un’intensa altalena sensoriale fatta di luci e ombre cangianti, dilatandosi e contraendosi nel contrasto variabile degli opposti, nell’equilibrio tra le distanze, in sospensione tra la quiete riflessiva di un lieve fondo sonoro di fronde e il rumoroso e irruente impeto del post-grunge.
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